Uno dei motivi per cui siamo ridotti così nel nostro paese è perché non riusciamo a prendere sul serio il bene comune. Questo scellerato egoismo, per cui si rimane concentrati sul proprio personale interesse, ha diverse ragioni: il succedersi delle dominazioni straniere, la separazione in tanti Stati diversi, il ritardo nella costruzione di uno Stato nazionale e l’assenza di una tradizione democratica hanno ostacolato lo sviluppo di un’idea di popolo. Ci sentiamo più uniti durante i mondiali che di fronte a un’emergenza sociale e facciamo fatica a chiederci: che cosa secondo me è bene per il mio paese? Che cosa può far migliorare le cose nell’interesse della maggior parte della gente? Che cosa ci può rendere più liberi e ristabilire uno stato di diritto? Che cosa può restituire lavoro, dignità e onore al nostro stare insieme? Qual è il senso del nostro patto sociale? È ancora la Costituzione?
Se la maggioranza di noi si facesse queste domande, ci metteremmo un paio di mesi a mandare a casa tutta questa gente che ci ridicolizza di fronte al mondo. Invece abbozziamo sempre e andiamo a votarli rassegnati. “Sì è uno schifo, ma non c’è nessun altro …” sentiamo sempre dire. Si sente anche obbiettare “vorrai mica non votare con quello che è costata la conquista del suffragio universale al nostro paese?!” E sarebbe questo pensare al bene comune? Votare chi c’è e pazienza se quando va bene sono degli incapaci? Saranno state queste le speranze delle generazioni che si sono spese per la democrazia? Ed è davvero questo che vogliamo noi oggi?
Ora va in scena il Grande Inciucio per il nuovo Presidente della Repubblica e i grandi cerimonieri dell’evento sono Renzi e Berlusconi che hanno aperto il mercato che lo precede: “Io ti do il Quirinale a te e tu mi dai il 19 bis a me”. Ma davvero non ci vergogniamo? Non loro, noi; loro fanno i loro loschi affari, siamo noi che ce li teniamo.
Il Fatto Quotidiano, Lunedì 12 gennaio 2015