Il Direttore Generale della Siae, Gaetano Blandini ieri ha “risposto” al post con il quale si denunciava, carte alla mano, una serie di gravissime irregolarità operate dalla Siae in sede di riscossione dei diritti d’autore dovuti da bar, ristoranti, hotel ed ogni altro genere di esercizi commerciali a fronte dell’utilizzo della musica appartenente al repertorio amministrato dalla società.
La contestazione è tanto semplice quanto allarmante: le istruzioni che Siae detta ai suoi accertatori prevedono che questi ultimi, qualora accertino che qualcuno utilizza della musica nel corso di un’ispezione di una manciata di ore, possano presumere che la utilizzerà per tutto il resto dell’anno e, su questo presupposto, esigere il pagamento del compenso dovuto per un anno intero anziché quello che la stessa Siae, nel proprio “listino prezzi”, prevede per una licenza giornaliera che – pur essendo comunque salato – è pari al 2% del compenso annuale.
Fatti precisi e circostanziati e fatti gravi perché fatti che raccontano di un ente pubblico economico a base associativa che, facendo leva sull’Autorità che la legge gli riconosce, esige da cittadini ed imprenditori più di quanto le competerebbe.
Eppure la risposta del Direttore Generale della Siae è solo un concentrato di sarcasmo, battute, allusioni personali e uno straordinario ed inedito invito rivolto ad un cittadino – incidentalmente giornalista ed avvocato – che scrive per denunciare fatti e circostanze di straordinaria gravità.
Un po’ come se un amministratore pubblico beccato con le mani nel barattolo di marmellata dai media, nel replicare suggerisse a questi ultimi di guardare altrove o – come scrive il dg Blandini – “di scegliere, nuovi temi, nuovi argomenti e magari nuovi clienti”, di girarsi, insomma, dall’altra parte, lasciandolo lavorare.
Parole – quelle del top manager Siae – alle quali verrebbe voglia di rispondere per le rime con altrettante battute, altrettanto sarcasmo ed altrettante allusioni personali ma il punto è che quella sollevata nei giorni scorsi non è una “vicenda personale”, né un eccesso di curiosità di chi scrive ma una circostanza di straordinario rilievo pubblico.
Meglio quindi resistere a questa tentazione e limitarsi a porre alla Siae quattro domande, restando in attesa poi di una risposta binaria, affermativa o negativa ma di una risposta vera.
- E vero che quando un accertatore/mandatario/ispettore della Società verifica che in un locale sta suonando della musica appartenente al repertorio Siae può presumere che ciò avverrà per l’intero anno e, su questa base, pretendere il pagamento del compenso di una licenza annuale anziché quello di una licenza giornaliera?
- E’ vero che questa indicazione è contenuta nelle istruzioni che la Siae detta ai mandatari ed al suo personale e non è frutto solo dell’errore o della svista di qualcuno?
- E’ vero che ad ogni accertamento di mancato pagamento dei diritti d’autore viene applicata una penale del 30% e che tale penale viene commisurata non alla violazione giornaliera accertata ma al compenso annuale del quale si richiede il pagamento?
- A quanto ammonta l’incasso complessivo annuale della Siae dovuto a questa attività di accertamento?
Domandare è lecito, rispondere è cortesia, dice un vecchio adagio. Ma se si è un ente pubblico economico e si amministrano ogni anno centinaia di milioni di euro di decine di migliaia di cittadini italiani e se lo si fa in forza di una legge dello Stato, rispondere diventa doveroso.
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