Cinema

Maria Valverde, la 27enne protagonista di Exodus è la nuova Penelope Cruz

L'attrice spagnola, interprete del nuovo film di Ridley Scott a fianco di Christian Bale, è amatissima da stampa e cineasti: "Praticamente la scoprii io: la grande carriera internazionale che ha poi fatto significa che abbiamo avuto una grande intuizione a portarla su quel set”, ha detto a Ilfattoquotidiano.it Luca Guadagnino

di Davide Turrini

E’ nata una estrela. I tabloid spagnoli ed inglesi la segnalano già come la nuova Penelope Cruz. E’ Maria Valverde, la 27enne attrice spagnola, interprete del nuovo film di Ridley Scott, Exodus. Caldo infernale dell’Almeria e del Marocco, trucco arabeggiante che taglia il viso a metà con un ghirigori ammaliante tra fronte e mento, occhi magnetici e penetranti, Valverde veste i panni conturbanti di Zipporah, la donna che Mosé/Christian Bale incontra nel villaggio di Madian, e poi ama e sposa in mezzo a belanti caprette. Solo che nell’ultima fatica di Scott, tutta tesa a far emergere la fisicità e l’epicità dello scontro tra ebrei in fuga ed egiziani furiosi, l’esile e delicata Valverde s’impone per esoticità e glamour, per istintività ed eleganza, scansando piaghe, locuste e mari che si richiudono all’improvviso. Tre le scene in cui fiancheggia Bale: seducendolo e fornendogli quel vigore cristallino propedeutico alla battaglia, in una parte che nella storia del cinema fu già di Yvonne De Carlo ne I dieci comandamenti di Cecil B. DeMille. “Christian intuiva il mio nervosismo e cercava di mettermi a mio agio. Scherzava di continuo, anche con la troupe. Al film hanno lavorato quasi mille persone, sul set ce n’erano ogni giorno almeno duecento. Non ero abituata”, è stata la dichiarazione lapidaria di Valverde all’uscita in Usa del film.

Viso candido e una leggera imperfezione al naso, forse per questo la Cruz le è stata avvicinata come modello estetico, sembra quasi che l’indifesa Valverde necessiti di protezione da uno showbiz cattivo e travolgente. Proprio come quando interpretò a 18 anni, ancora non troppo conosciuta oltre la Spagna, la trasposizione cinematografica del best seller italiano Melissa P., diretto da Luca Guadagnino: dapprima quindicenne impacciata e timorosa di fronte alle nuove frontiere della sessualità, poi subito perduta in un gorgo di passionalità fatto di occhi bendati e ammucchiate alla siciliana. “Mi ero innamorata di quel progetto. Sapevo che ci sarebbero state scene pesanti, che era ispirato a una storia vera e che sarebbe stato difficile. Ma ha cambiato la mia vita per sempre: ho capito che volevo davvero fare questo mestiere, che recitare non era solo un hobby”, ha raccontato con grazia la Valverde poco tempo fa. “Un talento naturale con grande senso di disciplina e volontà d’imparare”, spiega al fattoquotidiano.it il regista Guadagnino. “Praticamente la scoprii io. Peccato che non le venne riconosciuto il merito di quel lavoro. Anche se la grande carriera internazionale che ha poi fatto significa che abbiamo avuto una grande intuizione a portarla su quel set”. A 16 anni l’esordio in The Weakness of the Bolshevik, film acclamato dalla critica spagnola che la vede imbastire suo malgrado una strana relazione sentimentale con un manager 40enne e che le fa vincere un Goya Award, poi dopo la trasferta italiana diversi titoli in patria, anche se è con l’esordio alla recitazione in lingua inglese che compie il salto: è il 2009 e il film è Cracks, della figlia di Ridley Scott, Jordan. Un triangolo seducente che la vede concorrere in bellezza in una scuola anni trenta full time con l’insegnante Eva Green e la “collega” Juno Temple.

Di ritorno in Spagna, dopo avere preso parte a The Mule del regista Michael Radford, viene scelta per il ruolo di protagonista in Tres metros sobre el cielo remake del film di Luca Lucini tratto dal libro di Federico Moccia, Tre metri sopra il cielo. E qui la bomba Valverde inevitabilmente scoppia. Rotocalchi, copertine glamour, ma soprattutto il fidanzamento che finisce tra i lanci gossip di Spagna per almeno quattro anni con Mario Casas, il bel coetaneo attore galiziano che la colpisce sul set e poi rimane insieme a lei fino al 2014. Il modello dichiarato senza troppa modestia è Kate Winslet; mentre il regista con cui vorrebbe lavorare è il gotico Tim Burton. Intanto si gode Madrid, la nuova vita da single in compagnia di 454mila follower su Twitter, come il responso sulla prossima cinquina per il miglior film straniero della notte degli Oscar; Libertador, il film diretto da uno dei più importanti registi venezuelani Alberto Arvelo – 50 milioni di dollari di budget, grande successo in Venezuela – che la vede coprotagonista nei panni di Maria Theresa Bolivar moglie dell’eroe sudamericano Simon Bolivar, sembra avere molte chance per arrivare alla magica notte di Los Angeles. E sempre in terra americana è avvenuta l’ultima premiere: l’uscita di Broken Horses, diretto dall’indiano Vidhu Vinod Chopra, storico producer di Bollywood. Si avvera così il sogno di non tanto tempo fa, quando all’uscita di Cracks dichiarò ai magazine inglesi: “Dico sempre che non devo cercare Hollywood, perché sarà Hollywood a trovarmi. Ora sono pronta per Hollywood, Bollywood e per tutto il mondo del cinema”.

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