“Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi”. Sono queste le parole previste dalla formula del giuramento per acquisire la cittadinanza italiana. Poche parole che una donna extracomunitaria di origine nordafricana, regolarmente residente in Italia da più di 20 anni, non è stata in grado di recitare davanti al sindaco di Uboldo (paesotto nel sud della provincia di Varese), Lorenzo Guzzetti. Il primo cittadino ha scelto di rimandare la questione, invitando la donna ad imparare a memoria le parole del giuramento e a comprenderne il significato. “La vicenda si è sviluppata in maniera decisamente grottesca, non ho potuto fare diversamente, per il rispetto che nutro nell’istituzione che rappresento – ha detto Guzzetti – La donna si è presentata con il marito, che si è offerto di giurare al posto suo. Quando ho spiegato che doveva essere la richiedente a giurare, la donna non è stata in grado di ripetere la frase di rito. È stato allora che mi sono rifiutato di procedere, invitando la coppia a rivolgersi al Prefetto o al Presidente della Repubblica, dicendo che non ero disposto a svuotare di significato quel momento, che non è solamente un passaggio formale. Giurando si dichiara infatti di osservare la Costituzione, che tra le altre cose prevede la parità tra uomo e donna”.

L’identità della richiedente non è stata palesata, questione di privacy, ma il sindaco assicura che è rimasto colpito dalla condizione che la donna vive nel nostro paese: “Conosco quella famiglia, estrazioni umili e attaccamento alla tradizione del paese di origine. Non esagero nel dire che quella persona in venti anni non è mai uscita di casa. Stessa sorte toccata alla figlia. Finché era bambina frequentava regolarmente l’oratorio, quando è diventata donna è sparita dalla circolazione. Chi scrive le leggi dovrebbe mantenere in maggiormente conto la vita reale, dovrebbe occuparsi delle cose che succedono nei nostri paesi e prevedere tra i requisiti un reale pieno accoglimento delle norme che regolano la convivenza civile”.

Non è una prima assoluta. In passato si sono registrati altri casi di cittadinanze negate. Fece scalpore quella di Vigonovo (Venezia) nel 2013, a cui fece seguito un anno dopo un altro caso a Ceneselli (Rovigo), solo per citare due casi simili assurti alle cronache nazionali. “Non si tratta di discriminazione – ci tiene a puntualizzare Guzzetti – Anche se siamo nella Betlemme della Lega voglio precisare che io non sono leghista né filoleghista. Anzi, nel mio paese la Lega non entra in consiglio da 10 anni. Il mio pensiero è distante, ma non per questo sono filoislamico tout court e l’idea di un uomo che pensa di potersi sostituire alla moglie nel giuramento per la cittadinanza è inaccettabile, come è inaccettabile che una persona residente da 20 anni nel nostro paese non sappia ripetere nella nostra lingua, leggendola, una semplice formuletta”. Secondo il giovane sindaco di Uboldo, classe 1982, estrazione cattolica, il caso che gli è capitato di dover trattare è frutto di “anni di violenza contro le istituzioni”. E, analizzando la questione Guzzetti spiega: “Se siamo arrivati a questo punto non credo sia colpa dell’immigrato, penso che la responsabilità sia di tutti noi. Si deve rispetto all’istituzione e quando indosso la fascia Tricolore io rappresento qualcosa di molto più grande di me, è a quella cosa che devo rispetto ed è in nome di quel rispetto che ho respinto la richiesta di cittadinanza della donna, purtroppo chi ha distrutto il senso dello Stato siamo noi e solo noi possiamo provare a recuperarlo e farlo rispettare”.

E a tutti gli effetti il sindaco Guzzetti non ha fatto altro che applicare la legge. In particolare l’articolo 10 della legge 91 del 1992 che stabilisce le norme sulla cittadinanza e recita: “Il decreto di concessione della cittadinanza non ha effetto se la persona a cui si riferisce non presta, entro sei mesi dalla notifica del decreto medesimo, giuramento di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato”. Insomma, per diventare cittadini italiani, quella semplice formula va saputa ripetere. Nel caso specifico la donna è tornata dopo un mese ed ha recitato la frase e la cittadinanza le è stata concessa.

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