“L’Italia cerca nuovi direttori per suoi più importati musei”. Questo l’annuncio che è comparso sul sito del New York Times e tra le offerte di lavoro di The Economist e di altre testate internazionali. Nella lista compaiono tra i più importanti e famosi musei di tutta Italia: dalla Galleria degli Uffizi di Firenze alla romana Galleria Borghese, ma anche Palazzo Reale a Genova, Palazzo Ducale a Torino, senza dimenticare la Reggia di Caserta, un pilastro milanese come la Pinacoteca di Brera o il parco archeologico di Paestum. Per tutti questi centri di cultura che hanno reso famosa l’Italia all’estero, il Ministero dei Beni e delle attività culturali sta cercando un nuovo direttore attraverso una “international call”, ovvero un’offerta di lavoro internazionale.
Sapere l’italiano non è richiesto. Saranno invece centrali per la candidatura la conoscenza della storia dell’arte e dell’archeologia e avere esperienza nella gestione dei musei. “Immagino parteciperanno grandi nomi da tutto il mondo”, ha detto il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. Da quando è stato pubblicato il bando l’8 gennaio, sono stati scaricati 12mila moduli in italiano e 50 in inglese.
È la prima volta che l’Italia fa un annuncio su scala internazionale per cercare una guida al suo patrimonio culturale. Secondo il New York Times questo cambiamento potrebbe dare una spinta all’Italia rendendo i suoi musei più simili al Louvre e al Prado. Altro obiettivo, avere direttori che cerchino fondi privati per limitare i problemi legati ai tagli di quelli statali. Ma cosa rende un museo più internazionale? “Sarà necessario migliorarne l’organizzazione generale e le presentazioni delle singole esposizioni”, commenta il New York Times, aprendo al dibattito se l’internazionalizzazione della scelta dei direttori dei musei italiani non possa anche portare con sé una maggiore commercializzazione della cultura e una buona dose di marketing. Un rischio che potrebbe invece mettere in ombra la conservazione stessa delle opere.
Sul sito del Ministero si trovano anche dettagli sui futuri stipendi dei manager: i direttori resteranno in carica per quattro anni e guadagneranno dai 78mila ai 145mila euro l’anno. E anche su questo si apre la polemica a livello internazionale, visto che “forse questi sono salari alti per l’Italia e l’Europa – si legge sempre sul giornale statunitense – ma impallidiscono rispetto a quelli dei loro omologhi negli Stati Uniti, quando il direttore del Metropolitan Museum of Art di New York guadagna più di un milione di dollari l’anno”. Ma a fronte di salari che non possono competere a livello internazionale, l’Italia può offrire un settore in crescita sia dal punto di vista dei visitatori (nel 2014 oltre 40,2 milioni, +6,2% rispetto al 2013) sia da quello degli introiti (+7%), con punte di eccellenza al sud e in alcuni musei cosiddetti minori che sono però anch’essi in cerca di direttori, come il museo di Capodimonte a Napoli. Le candidature – rigorosamente online – dovranno arrivare entro il 15 di febbraio. Poi, colloqui fino a metà maggio per arrivare a conoscere i nomi dei venti nuovi direttori già dal primo di giugno.
Per la lista completa, i venti musei interessati dal cambiamento sono: la Galleria Borghese di Roma, la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Galleria dell’Accademia di Venezia, il Museo Capodimonte di Napoli, la Pinacoteca di Brera, la Reggia di Caserta, la Galleria dell’Accademia di Firenze, la Galleria Estense di Modena, le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, la Galleria Nazionale delle Marche, Urbino, la Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia, il Museo Nazionale del Bargello, Firenze, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Parco Archeologico di Paestum, il Palazzo Ducale di Mantova, il Palazzo Reale di Genova, Polo Reale di Torino.