La protesta è stata annunciata in tv dalla mamma del "Pirata" e dal suo legale, che ha parlato degli esiti di una nuova consulenza che avvalorerebbe l'ipotesi di omicidio
“Se chiudono l’inchiesta anche questa volta, io mi incateno davanti alla procura di Rimini e non mi sposto”. Tonina, la madre di Marco Pantani, non si rassegna. Di fronte alle notizie trapelate su alcuni quotidiani sulla possibilità che i magistrati romagnoli possano chiedere l’archiviazione dell’inchiesta per omicidio sulla morte del campione, la famiglia del Pirata promette battaglia. “Ho massimo rispetto e fiducia per la procura di Rimini, ma la giustizia italiana non si ferma lì”, ha spiegato il legale della famiglia, Antonio De Rensis, ospite insieme a mamma Pantani del programma televisivo di Canale 5, Mattino Cinque. “C’è un giudice per le indagini preliminari ed eventualmente anche la Cassazione. Non ci fermeremo in ogni caso”, ha detto il legale.
La partecipazione televisiva di mamma Pantani e dell’avvocato è stata anche l’occasione per parlare pubblicamente degli esiti di una nuova consulenza che De Rensis ha presentato lunedì 19 gennaio in procura a Rimini. Uno studio che passa in rassegna il video e le foto realizzate dalla polizia scientifica quel sabato 14 febbraio 2004 nella stanza D5 del residence Le Rose, dove fu trovato il corpo senza vita del ciclista. Ad analizzare le immagini è stato il laboratorio “4en6” di Brescia, un team di esperti che sono stati spesso consulenti di altre procure in casi come quello dell’omicidio di Desirée Piovanelli o in quello di Yara Gambirasio.
Dal lavoro del laboratorio bresciano sul caso della morte del ciclista, sarebbe emerso che nonostante il cadavere fosse stato trovato in una pozza di sangue, la pallina di pane e cocaina che si vede dalle foto accanto al cadavere è bianca al 97%, cioè quasi completamente non intrisa di sangue. Il bolo, grande come una noce, non sarebbe dunque stato rigurgitato da Pantani assieme al sangue, come si era sostenuto finora. Peraltro, proprio a questo riguardo, ascoltati per la prima volta dieci anni dopo, gli infermieri che erano accorsi per primi nella stanza D5, hanno detto più volte che, al momento del loro intervento, quella pallina bianca non c’era accanto al corpo senza vita.
Immacolate, secondo la consulenza del laboratorio di Brescia, sono anche le mani di Pantani che si vedono nelle foto. Un particolare questo che assieme alla macchia di sangue sull’avambraccio destro dimostrerebbe, secondo la famiglia, che Pantani prima di morire non si sarebbe mosso. I segni di sangue nel pavimento non sarebbero dovuti agli spasmi del campione prima di morire ma forse a un trascinamento da parte di altre persone presenti in quella stanza. “Si vede benissimo che il corpo è stato appoggiato”, ha commentato oggi mamma Tonina. I movimenti infatti avrebbero dovuto sporcare di sangue le mani del Pirata e sarebbero incompatibili con quella chiazza di sangue di forma regolare e senza una sbavatura sull’avambraccio.
Ora la procura di Rimini attende i risultati della seconda consulenza chiesta al professor Franco Tagliaro nei mesi scorsi. In una prima consulenza di dicembre, lo stesso Tagliaro aveva spiegato che quella cocaina ingerita da Pantani e ritrovata nel suo stomaco durante l’autopsia fu assunta non sotto costrizione di altri, ma autonomamente. “Allo stato non sono emersi elementi che facciano pensare a un omicidio”, aveva quindi spiegato il procuratore capo di Rimini, Paolo Giovagnoli.
L’avvocato De Rensis promette che si andrà avanti, qualunque cosa decida la procura, e accosta il caso di Pantani a quello di due altre celebri battaglie giudiziarie di questi ultimi anni: “Ho ancora negli occhi e nelle orecchie la forza straordinaria della mamma di Federico Aldrovandi e della sorella di Stefano Cucchi”, ha spiegato ospite in tv. “Non dobbiamo dare ragione a queste donne per forza, ma almeno dare loro risposte sensate”.