Mossa a sorpresa del presidente dell'Anticorruzione, che cancella la delibera del 9 gennaio e ne scrive una nuova. L'Autorità potrà intervenire sugli enti di categoria bocciando per chi è già onorevole gli incarichi che comportino anche compiti di gestione
Ennesimo colpo di scena nel braccio di ferro tra ordini professionali e Autorità anticorruzione. La partita sulle doppie poltrone dei presidenti di ordini che siedono anche in parlamento, che sembrava definitivamente chiusa con la vittoria delle lobby professionali, si è infatti riaperta grazie a una nuova delibera del presidente dell’Anac Raffaele Cantone. Con il nuovo atto, che annulla il precedente del 9 gennaio, Raffaele Cantone obbliga gli ordini a verificare la presenza di “deleghe gestionali dirette” nell’incarico dei loro presidenti e di rimuovere l’incompatibilità che queste deleghe comportano con la carica parlamentare. Ovvero, più semplicemente, li obbliga a non rinnovare le presidenze se queste non equivalgono a sole funzioni di indirizzo politico, ma sono assimilabili ad un ruolo amministrativo. Gli ordini hanno 90 giorni di tempo trascorsi i quali l’Anticorruzione potrà procedere con le sanzioni.
La nuova delibera di Cantone risponde direttamente al Presidente dell’Ordine dei Farmacisti Andrea Mandelli, senatore di Forza Italia, che ha sollevato la questione all’Anac. “Nel caso sottoposto all’attenzione dell’Autorità, si tratta di accertare la specifica posizione ricoperta all’interno degli organi elettivi degli ordini professionali e, in particolare, se l’incarico di presidente dell’Ordine dei Farmacisti comporti deleghe gestionali dirette” è scritto nella delibera. Il tema è esattamente quello sollevato dal deputato 5 stelle Massimo Baroni, che aveva definito “deludente” e “sconcertante” la precedente delibera dell’Anticorruzione che rimandava esclusivamente al Parlamento il compito di decidere in merito all’incompatibilità degli incarichi.
La nuova delibera, che annulla la precedente, chiarisce definitivamente il punto. L’Anticorruzione non può intervenire sull’incompatibilità parlamentare (a causa di un “vulnus” della legge, che cita solo cariche elettive regionali e locali) ma può farlo sul fronte degli ordini professionali. Ovvero non può decidere che i parlamentari coinvolti nell’affaire, Andrea Mandelli (Fi) e Luigi d’Ambrosio Lettieri (Fi), rispettivamente presidente e vicepresidente della Federazione nazionale dei farmacisti, Annalisa Silvestro (Pd), presidente della Federazione degli infermieri e Amedeo Bianco (Pd), presidente della Federazione dei Medici, lascino la loro poltrona da senatori. Ma può vigilare sugli ordini perché non rinnovino le loro cariche da presidente se queste prevedono anche mansioni gestionali.
“L’Anac è tenuta ad esercitare la vigilanza sul rispetto delle norme ivi previste da parte delle pubbliche amministrazioni”, è scritto nella delibera. “Non ha, invece, alcun potere di accertamento e contestazione delle cause di incompatibilità… che riguardino la permanenza in carica di un parlamentare, poteri riservati alla Camera di appartenenza”. La prossima mossa ora spetta agli ordini e ai loro presidenti, che per salvare le loro doppie poltrone dovranno dimostrare di non avere cariche gestionali “dirette” all’interno degli ordini che guidano.