Eppure, misteri dell’informazione nostrana, il nome di Rodotà sparisce di fatto (tranne che sul Fatto e in poche altre testate) dalla rosa dei favoriti. La gran parte dei media lancia il sasso e nasconde la mano. Si cita distrattamente il risultato dei rilevamenti e poi, come in un mirabile trucco degno del miglior mago Silvan, le preferenze riservate al giurista scompaiono.
I candidati plausibili sono altri e di Rodotà non c’è traccia.
Proviamo a suggerire alcune ragioni della curiosa rimozione dalla lista dei papabili:
Rodotà è uno strenuo difensore dei principi fondamentali della Costituzione. Che però ormai è cosa vecchia da rottamare e da riscrivere (a quattro mani: R & B).
Si è sempre opposto alle leggi ad personam. Che tuttavia non hanno alcunché di sbagliato secondo i fautori del Patto del Nazzareno.
Ha sempre combattuto contro i bavagli alla libertà di espressione. Che forse poi meglio multarli pesantemente alcuni giornalisti così ci penseranno meglio a fare le pulci al potere.
Rodotà non pervenuto, quindi. Vince e svanisce. E si dissolvono anche quelle flebili speranze di tornare ad essere (o di diventare) un paese civile.