La Casta del vitalizio colpisce ancora. E può continuare a dormire sonni tranquilli. Questa mattina, nel silenzio generale, la Camera ha infatti bocciato un emendamento alla riforma costituzionale proposto dal deputato di Scelta Civica Andrea Mazziotti. Respinto con 366 voti contrari, il testo avrebbe consentito di intervenire, con effetto retroattivo, per rideterminare secondo criteri di equità anche l’assegno pensionistico degli ex parlamentari, compresi quindi quelli che già percepiscono il vitalizio.
PRIVILEGI PERENNI – Oltre a Scelta Civica, soltanto Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia si sono espressi a favore dell’emendamento, che alla fine si è fermato ad appena 98 voti. Insufficienti, ovviamente, a contrastare l’esercito dei difensori del diritto, o meglio, del privilegio acquisito. “In questo momento di riforma del sistema, l’approvazione di questo emendamento sarebbe stato un segnale importante. Purtroppo ha prevalso la scarsa voglia dei singoli partiti di affrontare lo schieramento trasversale dei vitalizi e dei privilegi che ha rappresentanti un po’ ovunque”, ha spiegato Mazziotti a ilfattoquotidiano.it, ricordando che il suo emendamento riproponeva di fatto una proposta di legge costituzionale portata avanti dal sottosegretario Enrico Zanetti (Scelta civica).
CONFLITTI DI CASTA – “Il più grande conflitto di interessi dei parlamentari si manifesta, come in questo caso, quando devono decidere dei loro stipendi o delle loro pensioni”, ha osservato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S), firmatario di un emendamento molto simile a quello di Mazziotti, che non è stato ancora esaminato. “Del resto, abbiamo un presidente della commissione Cultura come Giancarlo Galan che, pur avendo patteggiato la pena, continua a percepire lo stipendio – prosegue il componente del direttorio 5 Stelle – come pure, ad intascare l’assegno da deputato continua anche Francantonio Genovese del Pd. Casi di fronte ai quali i partiti non dicono una parola. Finché non li manderemo a casa tutti i numeri, purtroppo, saranno questi”.
E NOI PAGHIAMO – Quello dei vitalizi degli ex parlamentari è un salasso da 230 milioni di euro l’anno, che grava sulle tasche dei cittadini. Una lunga lista di 2.450 “fortunati” che ogni mese intascano, tra ex deputati ed ex senatori, assegni che i comuni mortali possono solo sognare. “Un voto che testimonia, ancora una volta, l’incapacità di questo Parlamento di dare un segno di umiltà”, commenta Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha sostenuto l’emendamento Mazziotti. “Un voto che fa il paio con la legge che porta il mio nome per tagliare le pensioni d’oro e che è stata praticamente ammazzata – prosegue l’ex ministro della Gioventù – quando si tratta di colpire le pensioni da 1.400 euro sono tutti d’accordo, quando invece si tratta di colpire i privilegi ci si vergogna un po’”.
A VOLTE RITORNANO – Non è comunque la prima volta che la Casta salva se stessa. Il 21 settembre 2010 fu l’allora deputato dell’Italia dei valori Antonio Borghesi a proporre in Aula l’abolizione del vitalizio di parlamentari ed ex parlamentari. La proposta venne respinta: dei 525 deputati presenti in Aula al momento della votazione solo 22 votarono a favore della proposta contro i 498 che, invece, espressero parere contrario. Compresi gli allora esponenti del Pd che, nella precedente legislatura, erano in coalizione proprio con l’Idv. E visto l’esito della votazione di oggi, pure il secondo emendamento presentato da Mazziotti per estendere l’abolizione dei vitalizi anche ai consiglieri regionali (il testo sarà esaminato in Aula tra lunedì e martedì), sembra già destinato alla bocciatura. Insomma anche stavolta chi sperava in un segnale in controtendenza è rimasto deluso. A festeggiare, invece, è sempre la Casta.
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