Il procuratore generale di Torino in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario critica il presidente del Consiglio anche sulla riduzione delle ferie dei magistrati: "Non ha trovato niente di meglio che ispirarsi al personaggio di Napoleone de 'La fattoria degli animali' di Orwell, che aveva scoperto il rimedio: far lavorare gli altri, di più. Fino a farli crepare dalla fatica"
Doveva arrivare nel giugno 2014 la riforma della giustizia e invece nulla è cambiato. Critiche a tutti, sia per il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il suo governo, che mancano di rispetto istituzionale; sia per le authority e per la procura nazionale antiterrorismo. Nella sua ultima relazione prima del pensionamento, dopo quasi 48 anni di professione, e in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario il procuratore generale di Torino Marcello Maddalena si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
“Francamente pensavo che una delle prime riforme, se non la prima, del governo Renzi -che entro il mese di giugno del 2014 avrebbe dovuto risolvere i problemi della giustizia – sarebbe stato proprio quella relativa alla prescrizione”, afferma nella sua relazione. Lo credeva perché “quella della 2005, la famosa ex legge Cirielli, è stata unanimemente condannata ed additata al pubblico ludibrio, persino dal suo autore”. Insomma, una legge senza padre, ma non solo: “Non si è fatta avanti neppure la madre – aggiunge con sarcasmo -. È una legge figlia di… NN. Per entrambi i genitori, come si usa adesso il genitore A e il genitore B”. Nel frattempo anche nel distretto di Torino, ritenuto uno dei più efficienti in Italia, “la pendenza non accenna a diminuire, ma anzi aumentano i casi di definizione del procedimento per intervenuta prescrizione dei reati”, che vanifica il lavoro dello Stato e la tutela delle vittime.
Per sanare i problemi della giustizia l’unico intervento realizzato dal governo è stato il taglio delle ferie dei magistrati, ritenuto “brutale” perché effettuato con un decreto legge, previsto solo “in casi straordinari di necessità e di urgenza”: “Evidentemente il presidente del Consiglio non ha trovato niente di meglio che ispirarsi al personaggio di Napoleone della ‘La Fattoria degli animali’ di orwelliana memoria”. Il personaggio aveva scoperto che la soluzione per tutti i problemi era lavorare di più, “fino a farli crepare dalla fatica, come il cavallo Gondrano, morto sul lavoro senza riconoscimenti pensionistici e senza neppure una dignitosa e onorata sepoltura”. Nella relazione ha ricordato così un collega trovato morto nell’agosto 2002, durante le ferie, mentre stava scrivendo le motivazioni di una sentenza. Dopo aver ricordato i dati positivi sulla produttività dei magistrati italiani in Europa, Maddalena si è detto convinto che “ciascuno di noi può cercare di dare di più” però “l’essere esposti alla gogna del decreto legge sotto l’accusa anzi la implicita condanna di scansafatiche francamente ci sembra superare i confini del doveroso rispetto tra organi costituzionali”.
Altre contestazioni vanno alla creazione di una procura nazionale antiterrorismo, la cui creazione è sostenuta dal procuratore capo di Torino Armando Spataro: “Crearne un’altra è assurdo”, afferma il procuratore generale Maddalena spiegando che “basta estendere, senza nessun aumento di organico e senza ulteriore spesa, le competenze della procura nazionale antimafia anche a questo settore”. Già quest’ultima “non riesce a essere incisiva come potrebbe, dovrebbe e vorrebbe” per carenza di strumenti legislativi. Meglio quindi far diventare il nuovo organismo “un vertice tra procure” per coordinarsi. Infine critiche a “tutti i commissari, i garanti, le agenzie anti o a tutela di qualche cosa”, dice forse in riferimento a enti come l’autorità anticorruzione retta di Raffaele Cantone. Secondo il pg questi enti sono dotati di poteri enormi che invadono le competenze del potere esecutivo e giudiziario: “Ho sempre avuto molte riserve circa la loro legittimità sul piano dell’ordinamento costituzionale”.