A decretarne ufficialmente la chiusura è il decreto ministeriale del 5 dicembre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 gennaio scorso: “Al delfinario di Rimini (è negata) la concessione di licenza di giardino zoologico”, senza la quale la struttura, per legge, non può rimanere aperta. E tuttavia, Monica Fornari, titolare di uno dei parchi acquatici più vecchi d’Italia, risponde impugnando la propria autorizzazione a operare in qualità di spettacolo viaggiante: “Il delfinario riaprirà a Pasqua, come ogni anno”. Il provvedimento, già anticipato dai ministeri che l’hanno emanato, Ambiente, Salute e Politiche agricole, a luglio, un anno dopo che i delfini ospitati fino al 2013 all’interno della struttura erano stati sequestrati per “maltrattamenti”, spiega infatti Fornari, “risponde a un’istanza presentata nel 2005, quando ancora al delfinario c’erano i 4 tursiopi, che sono protetti dalla convenzione di Washington e che quindi richiedono vasche adattate secondo precise disposizioni normative.
Oggi però noi abbiamo i leoni marini, e tutte le carte sono in regola: abbiamo la licenza di spettacolo viaggiante che ci è stata concessa dal Comune di Rimini e dall’Asl, quindi non chiuderemo”. Fornari non esclude nemmeno l’ipotesi di un ricorso al Tar contro il decreto, anche se, secondo gli animalisti, l’epilogo del parco acquatico l’hanno già scritto i tre ministeri: “Il provvedimento – spiega infatti Gaia Angelini, responsabile del settore Cattività, circo, zoo ed esotici della Lav – stabilisce l’obbligo, per i delfinari, di avere la licenza di giardino zoologico, senza la quale non si può operare. Al delfinario di Rimini, però, tale autorizzazione è stata negata: quindi non solo ha operato in questi anni senza licenza e in maniera illegittima, ma il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale farà scattare un procedimento di chiusura dell’impianto”.
La vicenda del delfinario di Rimini, “il primo in Italia – precisa la Lav, la Lega antivivisezione – ad essere chiuso da un decreto ministeriale”, inizia negli anni 80’, quando la proprietà della struttura chiese, per la prima volta, l’autorizzazione ad ampliare la vasca che già all’epoca ospitava i delfini. “Quel via libera, però, non ci è mai stato concesso dal Comune di Rimini – precisa Fornari – nemmeno nel 2005, quando la legge cambiò introducendo parametri europei per poter continuare a tenere i tursiopi (Decreto legislativo 73/2005). Quindi dieci anni fa presentammo istanza al ministero per poter ricevere comunque la licenza di giardino zoologico, necessaria a tenere animali protetti dalla convenzione di Washington, ma oggi quella licenza ci è stata ufficialmente negata, e la ragione è sempre la stessa: la nostra vasca è troppo piccola”. Così come è stata respinta la richiesta, presentata nel 2006 dalla proprietà, “di esclusione dall’ambito di applicazione del decreto legislativo n. 73/2005”.
Nel 2013, poi, la Procura di Rimini, su segnalazione del Cites, organo del Corpo Forestale dello Stato, aveva disposto il sequestro dei 4 tursiopi ospitati all’interno della struttura per “maltrattamento nei confronti degli animali” e l’impianto, con una sola vasca dalla forma circolare, era stato costretto a chiudere i battenti perché “non a norma”. Secondo la Forestale, infatti, al delfinario mancavano elementi fondamentali a garantire il benessere degli animali, come i “ripari dal sole e dalla vista del pubblico, un sistema di raffreddamento e di pulizia adeguata dell’acqua, e un idoneo programma di trattamenti medico veterinari”. I delfini, poi, erano “costretti a vivere – sottolineava il rapporto Cites – in una convivenza forzata” che rischiava di compromettere la loro salute psichica e fisica. E venivano trattati con dosi massicce di “tranquillanti”.
A stabilire se effettivamente i delfini, oggi ospitati a Genova, siano stati maltrattati sarà il processo penale che si aprirà nel 2015. Tuttavia a luglio il sindaco di Rimini Andrea Gnassi e l’Asl avevano permesso alla struttura di riaprire i battenti con i leoni marini al posto dei tursiopi, concedendole di la licenza di spettacolo viaggiante. “Noi andremo avanti – sottolinea quindi Fornari – e a Pasqua riapriremo come sempre, proponendo al pubblico i nostri percorsi didattici educativi con le otarie”. La proprietà valuterà anche la possibilità di ricorrere al Tar contro il decreto ministeriale, “e non è nemmeno escluso che un giorno al delfinario possano tornare i delfini: se il Comune ci concederà di fare i lavori di ampliamento provvederemo subito”.
Il decreto ministeriale, però, sembrerebbe precludere questa possibilità, e anzi, nel provvedimento si parla di “chiusura delle strutture che non sono in possesso della licenza prevista dal decreto 73 del 2005”, cioè quella di giardino zoologico. Tanto che già ad agosto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti aveva aver diffidato la società Leo 3000, che possiede lo Zoo Safari di Fasano, a recuperare le otarie usate a Rimini per rimpiazzare i delfini. A prescindere, insomma, dalla licenza di spettacolo viaggiante, o dal fatto che oggi il delfinario ospiti solo leoni marini: “Quel permesso è temporaneo, ed è stato concesso dal Comune di Rimini senza passare dal ministero – sottolinea Angelini – Il procedimento amministrativo però, anche se con diversi anni di ritardo, oggi si è concluso, e la conclusione è un decreto chiusura del delfinario per mancanza di requisiti espressi dalla normativa del 2005”.