La sorpresa, oggi, è Francesco Rutelli. L’ex fondatore della Margherita, che può annoverare nel curriculum vitae un doppio mandato da sindaco della Capitale più un prestigioso incarico di governo nell’ultimo esecutivo di Romano Prodi, potrebbe essere la carta “coperta” che il premier-segretario Matteo Renzi si giocherà all’ultimo minuto, quando si deciderà di rompere le fila. Secondo il Giornale, infatti, “si sussurra che Renzi faccia il tifo proprio per Rutelli”. Poi giù con la girandola di nomi che da settimane accompagna i principali quotidiani.
Anche il giornale diretto da Alessandro Sallusti, sciorina la solita rosa. Giuliano Amato è “tra i più quotati nel totonomi della Quirinaleide. Di lui si dice che sarebbe la figura perfetta per mettere d’accordo i leader del Nazareno”. Con l’aggiunta di non poco conto che “di certo il dottor Sottile ha un suo fan club alla Casa Bianca”. Su Romano Prodi “pesa un passato un po’ troppo de sinistra ma soprattutto un presente terzomondista”, e ciò Oltreoceano non sarebbe visto di buon occhio. Dunque, il punto di caduta potrebbe essere Pier Ferdinando Casini. Sponsorizzato dalla Cancelliera Angela Merkel, scrive Andrea Cuomo su il Giornale, l’ex presidente della Camera risponde ai seguente requisiti: “non di sinistra, centrista, eurocompatibile, tutt’altro che avventurista”.
Quotazioni di Repubblica (Goffredo De Marchis). Secondo il giornale diretto da Ezio Mauro, che ieri spargeva inchiostro sulle candidatura di Mattarella e Amato definendole “ancora in piedi”, lo scenario è mutato cadendo il veto sui leader del passato. In cima alla lista della vecchia guardia per la corsa al Colle c’è Walter Veltroni. “Non a caso ieri ad Arcore è stato il nome più citato nelle varie riunioni del pomeriggio”. Un nome, quello dell’ex segretario del Pd, gradito a Gianni Letta. “Dopo Veltroni – scrive ancora De Marchis – c’è Dario Franceschini, una soluzione non in pole, ma il ministro della Cultura lavora all’ipotesi. È un uomo forte del Pd grazie alle sue truppe ed è stato determinante per l’ascesa di Renzi a Palazzo Chigi a scapito di Enrico Letta”. Nel borsino di Repubblica c’è spazio anche per Piero Fassino e Pier Luigi Bersani che “si piazzano in fondo al gruppetto di ex leader”. Fuori dalla lista degli ex segretari di partiti risulta in ascesa l’attuale segretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, renzianissimo della prima ora.
Il Corriere della Sera (Francesco Verderami) mette in pista Giuliano Amato. Spiega Verderami: “Nella lista di Berlusconi c’è (anche) il nome di Amato. Nella lista di Alfano – che è la stessa di quella di Berlusconi – c’è (anche) il nome di Amato. Napolitano spinge per Amato. D’Alema dice Amato. Ma Amato sta nella lista di Renzi? È questo il punto, perché in passato, con un candidato così sponsorizzato, la corsa al Colle sarebbe finita al primo giro”. Ma, stando ai desiderata del premier riportati dal quotidiano di via Solferino, “se Renzi riuscisse a piazzare Pier Carlo Padoan sfrutterebbe l’occasione – la sedia vuota del ministero dell’Economia – per avviare il giro di valzer”. Ovvero, il rimpasto di governo all’indomani dell’elezione del Capo dello Stato. Ancora secondo il Corriere, la minoranza del Pd avrebbe “messo una croce sul nome di Padoan, come su quelli di Franco Bassanini e dell’ex presidente dell’ex presidente della Consulta Ugo De Siervo”.
Con ogni probabilità, scrivono all’unisono i principali quotidiani (Corriere della Sera, La Stampa, La Repubblica, il Messaggero, il Giornale, il Sole24ore), il nome “vero” uscirà soltanto giovedì mattina, quando si riunirà il Parlamento in seduta comune, dopo un’ultima riunione dei elettori democratici. Per il Messaggero (Alberto Gentili) che riporta un virgolettato di Matteo Renzi («E non aspettatevi grosse sorprese – giura il premier – i nomi sono sempre gli stessi»), i “quirinabili” sono Sergio Mattarella, Pier Carlo Padoan, Anna Finocchiaro, Luigi Zanda, Sergio Chiamparino”. Meno chances, secondo il quotidiano di via del Tritone, che il premier punti “sugli ex segretari Veltroni, Franceschini, Fassino, Bersani”. Anche se, continua Gentili, “resta in campo l’ipotesi che la convergenza tra democratici possa trovarsi su un candidato estraneo ai due schieramenti su cui trovare un accordo trasversale. Il nome più forte è Pier Ferdinando Casini”. Un democristiano al Colle?
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