I miliziani guidati da Abubakar Shekau hanno tentato di avanzare in varie zone nel nord-est del Paese: respinti da Maiduguri, dove hanno perso 200 guerriglieri, hanno fatto razzia nei villaggi al confine con il Camerun. "Sgozzavano donne e bambini come agnelli", raccontano dei testimoni. Liberate 192 persone
La decisione di liberare 192 persone, per la maggior parte donne, non ha però fermato i miliziani di Boko Haram che, nel tentativo di espandere le terre del loro califfato nel nord-est del Paese, hanno sferrato attacchi in diverse città. Centinaia i morti, con alcuni superstiti che raccontano di donne e bambini “sgozzati come agnelli” dai terroristi che, durante l’offensiva a Maiduguri, capitale dello Stato di Borno che da mesi è sotto assedio dei fondamentalisti nigeriani, sono stati respinti dall’esercito regolare, perdendo circa 200 miliziani.
Aumentano le offensive, l’obiettivo è la capitale Maiduguri. A tre settimane dalle elezioni presidenziali in Nigeria, i fondamentalisti guidati da Abubakar Shekau hanno aumentato il numero di offensive nel nord-est del Paese, dove controllano già una vasta area al confine con il Camerun. Oggi (domenica) sono stati sferrati attacchi in diverse città. Primo su tutti quello alla capitale della regione del Borno, Maiduguri, durante il quale, però, hanno trovato l’opposizione vincente dei militari di Abuja che, con operazioni sia di terra che di aria, sono riusciti ad evitare la caduta della città e della vicina località di Monguno.
I terroristi hanno perso circa 200 guerriglieri durante gli scontri con i militari, ma sono ancora alle porte della città. Per questo il governo ha esteso il coprifuoco su Maiduguri (che dura ormai da un anno) da 12 ore al giorno a 24: è quindi vietato a chiunque entrare o uscire dalla città. “Temiamo – fa sapere Amnesty International – che la vita di centinaia di migliaia di civili sia in pericolo”. Maiduguri conta oltre un milione di abitanti e un’eventuale conquista da parte di Boko Haram avvantaggerebbe i terroristi che, così, controllerebbero uno snodo fondamentale per collegare i vari villaggi sotto il loro controllo.
Bloccati a Maiduguri, i miliziani di Abubakar Shekau, si sono spostati a sud, nello stato di Adamawa, al confine con il Camerun, dove non hanno trovato l’opposizione dei militari nigeriani e, così, hanno potuto avanzare indisturbati, conquistando i villaggi della zona. Gli abitanti sopravvissuti sono fuggiti nella foresta e hanno raccontato di miliziani che sono entrati nei centri abitati a colpi di mitra, lanciando bombe a mano e hanno iniziato a “sgozzare come agnelli donne e bambini”. I villaggi di Garta, Mbororo, Shadu, Liddle, Kamala e Ghumci sarebbero completamente rasi al suolo. Nella cittadina di Michika (10mila abitanti) i morti sono talmente tanti che è difficile pure contarli.
La violenza dilaga anche ai confini della Nigeria, in Camerun dove tre villaggi sono stati presi d’assalto da miliziani di Boko Haram che, prima di allontanarsi con del bestiame razziato, hanno sgozzato quattro allevatori che avevano tentato di opporsi alla rapina. Secondo un media privato del cantone di Kossa, nel dipartimento di Mayo-Sava, che si trova nell’estremo nord del Camerun, una trentina di miliziani hanno fatto irruzione in tre villaggi, quelli di Ayouri, Mogogné, e Woumre, impossessandosi di circa 350 montoni e di 800 bovini, probabilmente destinati ai vari gruppi di guerriglieri che ormai da mesi agiscono a cavallo del confine tra Nigeria e Camerun. Per farsi aiutare nel trasferire gli animali razziati oltre la frontiera con la Nigeria, i miliziani hanno rapito quattro persone di cui, al momento, non si conosce la sorte.
I fondamentalisti liberano 192 persone. Fonti della sicurezza e media locali riportano che i combattenti nigeriani avrebbero liberato 192 persone, per la maggior parte donne. Un politico locale, Alhaji Goni, ha riferito al quotidiano ‘Daily Trust’che i rapitori hanno detto alle famiglie degli ostaggi di andarli a prendere nella città di Gazargana.
Non si tratta delle liceali rapite l’anno scorso, come riportato in un primo momento, bensì della maggior parte delle 218 donne e bambini rapiti il 6 gennaio a Katarko, una cittadina a circa 20 chilometri dalla capitale dello Stato di Yobe, Damaturu.