Ieri i telefoni di tutto il mondo hanno squillato forte. La Grecia ha inviato due messaggi potenti a tutti, uno all’esterno che dice alla Troika, “basta così”, l’altro all’interno, alla Grecia e in generale alla sinistra, perché ora viene il bello.
L’sms all’Europa fa chiarezza sull’insostenibilità delle azioni poste a carico del Paese. Quando si chiede ad una piccola realtà economica (Pil inferiore a due province venete) uno sforzo sovrumano, è come chiedere ad un ammalato di donare sangue e midollo. Rischia il K.O. definitivo e comunque non avrà più lo spirito per risollevarsi. Questo semplice sillogismo rende evidente l’errore che da sempre, storicamente, fa la Germania. Tanto capace di risollevare la situazione interna al suo paese quanto incapace di leggere le situazioni altrove. Dunque la dichiarazione che viene da quelle parti è che gli errori politici, la corruzione e l’eccesso di spesa non possono essere addebitati tutti, interessi compresi, ai popoli in difficoltà. Essere Europa significa anche risollevarsi insieme, i più grandi in aiuto ai più piccoli. A giustificazione dell’eccessiva severità si è detto di non poter creare un precedente insostenibile, perché diverrebbe elemento di precarietà per le politiche interne alla Ue. Bene, ma forse proprio grazie a quel piccolo, grande italiano di nome Mario Draghi – paragonabile per visione ai padri costituenti l’Europa – si riuscirà a trovare un equilibrio, una mediazione per mantenere integro e più forte l’assetto europeo. Reciproca fiducia, rispetto dei patti, ma anche solidarietà tra fratelli e sorelle d’Europa, possono convivere se aspiriamo a qualcosa di più che un’alleanza economica di circostanza.
L’sms alla Grecia e alla sinistra: dare, ad un unico leader, un mandato chiaro. Anche lì, come già accaduto in Italia con Renzi, di fronte alle grandi difficoltà sociali la sinistra torna ad essere unica garanzia, sola vera speranza concreta e di governo. Un carico da 90 piomba sulla testa di Tsipras oggi, come è capitato in parte nel 2013 a Letta e poi a Renzi. Mantenere gli impegni sarà molto difficile, stante una crisi che morde e un welfare difficile da sostenere e che pure aumenta le sue richieste. Contraddizione evidente e niente affatto facile da sciogliere con risposte adeguate, soprattutto in un mondo che vede nella competizione globale un altro elemento di fragilità, perché presume un allenamento e chi non l’ha mai fatto si ritroverà a correre zoppo. Se Tsipras avrà la forza e il coraggio per tassare pesantemente i capitali, si ritroverà con ulteriori fughe. Poche – seppure normalmente di straordinario valore sociale appunto – sono infatti le oligarchie economiche che si “affezionano” alla propria terra, mescolate come sono in cda internazionali e prive di radici. Di qui il rischio di ulteriore impoverimento imprenditoriale.
Tsipras si appresta ad attraversare un burrone sopra un filo teso nel vuoto, ma da una parte e dall’altra in tanti lo incitano. Può vincere la sfida, anche, come ha detto lui, “indossando la cravatta” se necessario, cosa che non ha mai fatto, ma, in fin dei conti, Parigi val bene una messa…..