Due appelli rivolti ai parlamentari (uno per i deputati e uno per i senatori) sono stati redatti e firmati da varie associazioni, fra le quali i giuristi democratici, Libertà e Giustizia e l’Associazione per la democrazia costituzionale.
L’appello ai senatori constata anzitutto che la legge elettorale predisposta dal governo mantiene in sostanza le caratteristiche per le quali il porcellum è stato dichiarato incostituzionale (premio di maggioranza, soglia di sbarramento, assenza di preferenze). Condividendo le critiche espresse dall’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia l’appello in questione afferma che “per legge verrebbe attribuita la maggioranza parlamentare e la guida del Governo ad un solo partito, che in realtà rappresenterebbe una minoranza di cittadini, tanto più grave in presenza di un astensionismo ormai a livelli di guardia”. E quindi ” si tratta di una svolta centralizzatrice, che assicura artificiosamente tutto il potere ad un solo partito, a prescindere dalla reale volontà della maggioranza del popolo italiano e che umilia le opposizioni, decurtando il loro potere di controllo. E’ doveroso constatare che questa svolta si realizza in un momento in cui il partito politico ha perduto il carattere di struttura rappresentativa, legata alla società e, lungi dall’essere un intellettuale collettivo, si è trasformato in un apparato di potere oligarchico, con pochi uomini al comando ed impermeabile ad ogni condizionamento, persino dei propri elettori. Ciò ha comportato una profonda crisi della rappresentanza che si è tradotta nel discredito della politica e nella crisi di fiducia dei cittadini verso le istituzioni”.
Anche l’appello rivolto ai deputati, che contiene vari spunti di grande interesse relativamente al possibile superamento del bicameralismo perfetto senza liquidare il carattere elettivo del Senato e alla necessaria riforma dei partiti politici, sottolinea le minacce per la democrazia partecipativa contenute nel disegno autoritario di Renzi e Berlusconi, affermando che “occorre evitare di ripetere l’obbrobrio di modificare la Costituzione all’insaputa degli elettori, per evitare il referendum confermativo, come è avvenuto per l’articolo 81 della Costituzione. Per questo è necessario che l’approvazione delle modifiche avvenga con meno dei 2/3 dei voti in modo da avere la certezza che i cittadini possano esprimere il loro giudizio finale attraverso il referendum”.
Dare la parola ai cittadini che, nonostante quello che si dice, sono certamente migliori, in media, di questo Parlamento di nominati, rappresenta in effetti, come sempre accade, la migliore e più effettiva garanzia dell’ordinamento democratico. E ciò è tanto più vero se pensiamo alle recenti massicce pronunce del corpo elettorale in occasione del tentativo di controriforma costituzionale portato avanti da Berlusconi e di materie di grande importanza come l’acqua pubblica, il nucleare e la giustizia.
Avranno alcuni dei parlamentari un sussulto di dignità o confermeranno il loro abituale ruolo di marionette del potere renzusconiano? Ricordiamo l’appello dell’ANPI che si rivolge ai parlamentari cui “spetta il coraggio delle decisioni anche scomode; ed è superfluo ricordare che essi rappresentano la Nazione ed esercitano le loro funzione senza vincolo di mandato (art. 67 della Costituzione) e dunque in piena libertà di coscienza”, ed ai cittadini, cui “compete di uscire dal rassegnato silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la propria voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia, a partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai valori fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla Costituzione”, concludendo che “l’Italia può farcela ad uscire dalla crisi economica, morale e politica, solo rimettendo in primo piano i valori costituzionali e le ragioni etiche e di buona politica che hanno rappresentato il sogno, le speranze e l’impegno della Resistenza”. L’esatto contrario, quindi dell’obiettivo di Renzi e Berlusconi che è l’affossamento definitivo della Costituzione repubblicana, e con esso dell’Italia tutta, ridotta a bivacco di poteri forti e multinazionali.