Secondo indiscrezioni di stampa, la Mini starebbe studiando con la Toyota la realizzazione di un modello più piccolo degli attuali. Sarebbe un evento, perché oggi – ad eccezione della Smart – non esiste un mercato per le auto sotto i 3,4 metri
Che in Mini ci avessero fatto un pensiero, è un dato di fatto: nel 2011, il marchio aveva presentato la concept car Rocketman, una Mini “più mini” delle altre, a 3 posti più uno d’emergenza, di appena 3,4 metri di lunghezza. La Rocketman era stata riproposta nel 2012, in occasione delle olimpiadi di Londra, con i colori della bandiera britannica (nelle foto), ma poi non se n’è saputo più nulla. Ora, però, il giornale americano Automobile dice che la suggestiva ipotesi della “Mini Minor” – per rievocare il nome della creatura disegnata da Alec Issigonis nel 1959 – è tornata sul tavolo, anche perché la crescita dell’ultima generazione della Mini, che ora misura più di 3,8 metri, ha lasciato un “vuoto” nella gamma. “È ancora molto presto”, ha detto una fonte Mini al giornalista Georg Kacher, “ma quando il nostro responsabile della ricerca e sviluppo Klaus Fröhlich è andato in America all’inizio dell’anno, questo era uno degli argomenti nella sua agenda”.
In America il tedesco avrebbe incontrato i colleghi della Toyota, casa con cui il gruppo BMW collabora già in diversi campi, fra cui i motori diesel e fuel cell. Per la piccola Mini non sarebbe in programma un semplice “trapianto” di piattaforma dall’Aygo o dall’iQ, ma piuttosto la creazione di una base meccanica “semi nuova” partendo da componenti esistenti. Anche se in realtà la Mini potrebbe anche fare da sola, perché la piattaforma Ukl su cui è costruita l’attuale terza generazione della Mini dovrebbe essere sufficientemente flessibile da ospitare anche un modello molto corto. In ogni caso, se la notizia fosse confermata, una Mini Minor sarebbe una vera notizia: sul mercato, a eccezione della Smart che con i suoi 2,7 metri di lunghezza è un fenomeno unico, le auto sotto i 3,4 metri di lunghezza praticamente non esistono. E le poche che ci hanno provato – per esempio la citata Toyota iQ – hanno avuto vita difficile.
Il giornale americano, oltre a fornire numerosi dettagli sul futuro modello – prezzo fra i 14.500 e i 16.000 dollari, addirittura la forma dei fanali che riprende l’Union Jack – sostiene anche che la Mini abbia deciso di concentrarsi su sei modelli principali (nell’immagine qui sopra), contraddicendo quindi la precedente politica che prevedeva una gamma di ben 10 varianti (oggi a listino ce ne sono otto). Abbandonando le attuali Coupé, Roadster e Paceman, che hanno ottenuto vendite modeste, la futura gamma comprenderebbe, dalla più piccola alla più grande: la Minor, la tre porte, la cinque porte, la Clubman (la nuova è attesa per l’estate), la Suv Countryman e la roadster Superleggera, disegnata dall’omonima carrozzeria italiana.