L’Inghilterra cerca petrolio in Basilicata: nel sud della Lucania la società Apennine Energy – controllata dall’inglese Sound Oil – ha presentato un’istanza di permesso di ricerca su 212,76 chilometri quadrati. E sarebbe la prima in quel territorio. Un progetto petrolifero, denominato “Tardiano”, che coinvolge dieci comuni: otto in Basilicata (Grumento Nova, Lagonegro, Moliterno, Sarconi, Tramutola, Castelsaraceno, Spinoso e Lauria) e due in Campania (Casalbuono e Montesano). Tutto scritto sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, dove si sottolinea come quella in questione sia solo una delle 18 nuove istanze di permesso in corso di valutazione al Mise. Richieste che secondo Legambiente riguardano 2.833 chilometri quadrati in Basilicata ma di cui i sindaci lucani sembrano non sapere niente.
“Nessun documento pervenuto” all’ufficio tecnico di Castelsaraceno e di Lauria mentre il sindaco di centrosinistra di Moliterno, Giuseppe Tancredi, è pronto a giurare a ilfattoquotidiano.it è che sul suo territorio “le trivelle non avanzeranno perché ci troviamo nel parco nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese”. Peccato che il più grande giacimento d’Europa continentale, che contribuisce all’80% della produzione italiana di petrolio, si trova proprio in Val d’Agri a firma Eni. “Con l’istituzione del Parco Nazionale Val d’Agri-Lagonegrese, sette delle nostre postazioni ricadono nel perimetro dell’area protetta”, si legge sul sito dell’Eni. Sarebbe stato contrario, se solo lo avesse saputo, anche il sindaco di Lagonegro Domenico Mitidieri (Pd): “Non è normale che i comuni non siano stati informati. È impensabile che le decisioni siano prese tutte a Roma, superando le nostre competenze”.
Ma se i Comuni non sapevano, come ha fatto la corsa all’oro nero lucano della società inglese a venire allo scoperto? Un gruppo di cittadini ha controllato il sito del Mise. Il Comitato ha quindi fatto un’assemblea per avere chiarimenti. Risultato: otto sedie rosse in prima fila, quelle riservate a i sindaci dei paesi lucani interessati, sono rimaste vuote perché nessuna autorità si è presentata. E se da un lato ci sono amministrazioni assenti e che “chiederanno chiarimenti in Regione” (come ha precisato l’assessore all’Ambiente di Lauria Donato Zaccagnino), la stessa richiesta di esplorazione è stata affrontata diversamente nei due paesi campani, Casalbuono e Montesano.
“Abbiamo visto cos’è successo in Basilicata e siamo molto preoccupati per la questione del petrolio”. A dirlo a ilfattoquotidiano.it è Romano Attilio, sindaco di centrosinistra di Casalbuono. Come lui, anche il primo cittadino di Montesano ha inviato una delibera al Mise per esprimere il suo parere contrario. “Siamo contro l’estrazione petrolifera. La nostra area deve restare agricola e turistica – dice il primo cittadino di Casalbuono – Abbiamo assistito ai danni a popolazione, ambiente e occupazione in Val d’Agri e non vogliamo fare la stessa fine. Inoltre la nostra è una zona sismica: chi potrebbe fa un’istanza di permesso di ricerca petrolifera in un’area a rischio sismico?”.
“Mentre i due comuni campani si sono detti subito contrari, nel Lagonegrese non sappiamo ancora nulla di questo permesso, non siamo riusciti a incontrare i sindaci – racconta Annalisa Pierro del Comitato Lauria Ambiente e Salute – e non conosciamo quale sarà la decisione che gli organi preposti sarebbero sul punto di prendere. Ora non ci resta che chiedere spiegazione alla Regione”. Il loro “no” al progetto petrolifero i due comuni campani lo hanno detto tra giugno e settembre 2013. “Mi sembra strano che in Basilicata non sapessero nulla”, commenta il sindaco campano di Casalbuono. Ma ammette che anche loro erano stati allertati da alcuni cittadini per poi controllare sul Bollettino degli Idrocarburi e delle Georisorse sul sito del Mise. È un bollettino mensile di facile lettura. In una regione come la Basilicata, da cui secondo Legambiente proviene oltre il 70% della produzione di petrolio italiana, dedicare a questo report qualche minuto eviterebbe a Comune e cittadini certe sorprese.