"Tutti gli uomini del Quirinale" è il dossier realizzato dall'Associazione Openpolis con la storia dei dodici mandati presidenziali dal 1948 a oggi: quanti scrutini, quanti voti, quanto tempo sono stati in carica. E un parallelo con gli altri Paesi Ue
I presidenti della Repubblica più anziani, fino ad 89 anni, e che restano in carica più a lungo, un settennato, rispetto a tutti gli altri colleghi dell’Unione europea. Dove, escludendo le monarchie, nella gran parte dei casi i capi di Stato vengono eletti direttamente dai cittadini. E’ un record tutto italiano quello che emerge dal mini-dossier “Tutti gli uomini del Quirinale”, realizzato dall’Associazione Openpolis confrontando la storia dei dodici mandati presidenziali che dal 1948 ad oggi si sono susseguiti al Quirinale con la situazione degli altri Paesi Ue.
LARGO AI VECCHI – Il confronto tra le fasce d’età dei capi di Stato europei è sconcertante: 40-49 anni per Croazia (dove la media è addirittura di 46), Paesi Bassi e Spagna; 50-59 in Belgio Bulgaria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria; 60-69 a Cipro, in Estonia, Finlandia, Francia, Polonia e Svezia; 70-79 in Austria, Danimarca, Germania, Irlanda, Lettonia, Portogallo e Repubblica Ceca. E, per finire, sul gradino più alto del podio, nella fascia 80-89 svettano la Grecia e, appunto, l’Italia. Dove con i suoi 89 anni (87 al momento dell’insediamento per il suo secondo mandato), Giorgio Napolitano è diventato il capo di Stato più anziano dell’intero Continente. Battendo anche la Regina Elisabetta d’Inghilterra, salita al trono quando aveva appena 27 anni. Poi c’è la questione di genere. «Su 28 Stati membri, solamente 5 Paesi (il 17,8%) sono guidati da donne – sottolinea il dossier –. Il Regno Unito, la Croazia, la Danimarca, Malta, la Lituania». Un caso pressoché unico nel panorama europeo è poi la durata del mandato del Presidente che, con sette anni, è il più lungo dell’intera Ue. Primato che l’Italia condivide solo con l’Irlanda, dove però il capo dello Stato è eletto direttamente dai cittadini. Esattamente come accade nel 50% dei Paesi dell’Unione europea. Percentuale che sale al 66% se si escludono le monarchie. Italia a parte, solo in Estonia, Germania, Grecia, Lettonia, Malta e Ungheria il capo dello Stato non viene scelto dagli elettori.
BENE, BRAVO, BIS – Dal 1948, si sono avvicendati al Quirinale 11 presidenti della Repubblica per un totale di 12 mandati (Napolitano è stato l’unico a “concedere” il bis). Se l’età minima fissata dalla Costituzione è di 50 anni – ricorda il dossier – la media al momento dell’elezione si attesta a 73. E se Napolitano, come detto, è stato il presidente più anziano della storia italiana, il titolo di più giovane è ancora detenuto da Francesco Cossiga, eletto nel 1985 a 57 anni. Su 12 mandati, sono stati solo quattro i casi (escludendo l’incarico provvisorio di Enrico De Nicola, durato appena 131 giorni) in cui la prima carica dello Stato non ha portato a termine il suo settennato. Il primo a rassegnare anticipatamente le dimissioni, dopo 925 giorni di presidenza, fu Antonio Segni nel 1964 per motivi di salute. Poi, nel 1978, toccò a Giovanni Leone abbandonare il Colle con quasi un anno di anticipo dopo l’esplosione dello scandalo Lockeed. Nel 1992, invece, fu la volta di Francesco Cossiga, che lasciò il Quirinale due mesi prima della scadenza naturale del mandato. Il 14 gennaio di quest’anno, Giorgio Napolitano ha completato la lista. Quanto all’estrazione politica dei presidenti della Repubblica, cinque avevano militato nella Dc (Gronchi, Segni, Leone, Cossiga e Scalfaro), due nel Partito liberale (De Nicola e Einaudi), uno nel Partito socialista (Pertini), uno del Partito socialdemocratico (Saragat) e uno nei Ds (Napolitano).
I PIU’ VOTATI – A Pertini, uno dei capi di Stato più amati della storia italiana, va invece il record di Presidente della Repubblica più votato: ottenne 832 voti su un totale di 995 parlamentari presenti. Secondo posto a Cossiga (752 su 979) e, sul terzo gradino del podio, il Napolitano II (738 su 997). Solo due presidenti furono eletti al primo scrutinio: Cossiga e Ciampi. Ce ne vollero addirittura 23 per permettere a Giovanni Leone di Salire al Colle, 21 ne servirono invece per Saragat, 16 a testa per Scalfaro e Pertini. Durante i 12 mandati presidenziali, si sono invece alternati ben 60 esecutivi e 27 presidenti del Consiglio. Solo in 9 occasioni, di fronte ad una crisi di governo, il capo dello Stato del momento – conclude il rapporto – ha optato per lo scioglimento delle Camere (negli altri casi ha conferito ad altro presidente del Consiglio l’incarico di formare un nuovo esecutivo). E’ successo con Leone nel 1972 e nel 1976, con Pertini nel 1979 e nel 1983, con Cossiga nel 1987, con Scalfaro nel 1994 e nel 1996 e con Napolitano nel 2008 e nel 2011.
Twitter: @Antonio_Pitoni