Secondo l'agenzia di rating americana "la flessibilità della politica monetaria della Federazione Russa l’ha indebolita, così come le prospettive di crescita economica", con il giudizio che potrebbe subire un ulteriore calo nei prossimi 12 mesi
Standard & Poor’s ha declassato la Russia, portando il giudizio sul debito di Mosca a livello “junk”, spazzatura. Lo ha fatto sapere la stessa agenzia di rating in un comunicato, dicendo che “la flessibilità della politica monetaria della Federazione Russa l’ha indebolita, così come le prospettive di crescita economica”, con il giudizio che potrebbe subire un ulteriore calo nei prossimi 12 mesi. Il merito di credito sulle emissioni russe in valuta estera è passato da livello BBB- a BB+, con prospettive negative, mentre quelle in valuta locale sono scese da BBB a BBB-.
Un ulteriore taglio del rating, nel 2015, potrebbe avvenire nel caso in cui “i cuscinetti fiscali peggiorassero ancor di più nei prossimi 12 mesi, a una velocità più rapida delle stime”, dicono da S&P. L’agenzia sostiene che l’indebolimento del sistema finanziario russo stia limitando anche la capacità di azione della Banca Centrale Russa che, così, si trova a dover prendere decisioni monetarie sempre più complicate, tenendo conto che deve anche preoccuparsi di sostenere la crescita del Pil. “Le sfide derivano dal deprezzamento del rublo – si legge nel report – e dalle sanzioni imposte dall’Occidente per il ruolo del Cremlino nell’Est dell’Ucraina, così come quelle imposte dalla Russia”.
Proprio la crescita del prodotto interno lordo, si legge nel comunicato di S&P, sarebbe più bassa rispetto a quelle dei Paesi con un reddito pro-capite comparabile tra il 2015 e il 2018: S&P, infatti, prevede una crescita del Pil russo dello 0,5% in questi tre anni, ben al disotto del 2,4% degli anni precedenti. “Vediamo questa proiezione di crescita cambiata come l’eredità di un rallentamento dell’economia che era già iniziato prima dei recenti sviluppi in Ucraina – continua l’agenzia di rating – Essa dipende anche da una scarsità di finanziamenti esterni a causa dell’introduzione di sanzioni economiche e del forte calo del greggio“. A poche ore dalla notizia, la valuta russa era in calo di oltre il 6,5% contro il dollaro, con la moneta americana scambiata a 67,87 rubli, mentre un euro ne vale 76.