Scioglimento dei servizi segreti, responsabili dell’uccisione del procuratore Alberto Nisman che indagava su un possibile insabbiamento, da parte del governo argentino, sui fatti legati all’attentato all’Amia, il centro ebraico di Buenos Aires. Lo ha annunciato la “presidenta” dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, in un discorso televisivo alla nazione, sua prima apparizione in pubblico dopo un mese. La “riforma dell’intelligence” decisa dalla presidentessa, che respinge le accuse di coinvolgimento nell’uccisione del procuratore e quelle relative a un suo ruolo di primo piano nel possibile insabbiamento, prevede la completa riorganizzazione dei servizi come Agenzia federale dell’intelligence.
La riforma sarà discussa in Parlamento, convocato in sessione straordinaria, a partire da febbraio e prevede che il nuovo direttore e i suoi vice siano scelti dal potere esecutivo e approvati dal Senato. Una rivoluzione che, spiega la presidentessa, si è resa necessaria, visto che l’intelligence argentina ha mantenuto la stessa struttura che aveva ai tempi della dittatura militare di Videla.
La presidenta, al centro delle indagini del procuratore Nisman perché avrebbe coperto la responsabilità dell’Iran nell’attentato all’Aima in cambio di favori economici e commerciali, sostiene che siano stati gli stessi servizi segreti a passare i falsi documenti che la tiravano in ballo. Una “defenestrazione” organizzata da aree deviate dell’intelligence argentina, quindi. Quello che, però, Kirchner non spiega, dopo aver confessato di non aver mai creduto all’ipotesi del suicidio, è il perché i servizi segreti avrebbero dovuto uccidere il procuratore che, riferendo in Parlamento, avrebbe fatto il loro gioco.
Le cause della morte di Nisman rimangono ancora sconosciute. L’uomo è stato trovato nel bagno della sua abitazione di Puerto Madero con un foro di proiettile in testa, il 19 dicembre, giorno in cui avrebbe dovuto riferire in Parlamento sulle indagini che stava portando avanti. L’ipotesi del suicidio, nonostante in casa sia stata ritrovata la calibro 22 dalla quale è partito il colpo che l’ha ucciso, ha perso di validità da subito: dalle prime analisi, non è stata trovata polvere da sparo nelle mani dell’uomo e si è appurato che il colpo è partito da una distanza di circa 15-20 centimetri. Un omicidio, quindi, probabilmente organizzato da qualcuno che voleva impedire che il procuratore riferisse al Parlamento ciò che aveva scoperto.