I terroristi hanno fatto esplodere un'autobomba nel parcheggio, uccidendo le guardie all'entrata. Poi hanno fatto irruzione e preso in ostaggio cittadini filippini, giustiziandone cinque. Una volta braccati, i miliziani si sono fatti esplodere all'interno dell'edificio.
Un attacco kamikaze all’Hotel Corinthia di Tripoli, in Libia, ha portato alla morte di 12 persone, tra cui un cittadino americano e uno francese. Ancora confuse le informazioni diffuse dalle diverse emittenti arabe: alcune riportano i messaggi di utenti Twitter considerati vicini allo Stato Islamico che rivendicano l’attacco, con obiettivo i numerosi diplomatici occidentali che sono ospitati dall’albergo; altre fonti maltesi riportano invece che il vero obiettivo degli attentatori, dietro i quali ci sarebbe la mano del governo di Tobruk, era l’autoproclamato premier di Tripoli, Omar al-Hasi. Secondo la tv satellitare privata al-Nabaa, l’uomo si trovava all’interno dell’edificio, ma, scortato dalle guardie personali, sarebbe riuscito a fuggire.
I terroristi, quattro secondo fonti libiche (tre morti nell’attentato e uno catturato), hanno fatto esplodere un’autobomba nel parcheggio dell’hotel, di fronte all’entrata, uccidendo le tre guardie. Hanno così fatto irruzione nell’albergo sequestrando alcuni ostaggi, la maggior parte di nazionalità filippina, e uccidendone subito cinque. Nelle ore che hanno seguito l’attacco, gli uomini armati si sono barricati al 26esimo piano dell’edificio ma, braccati, hanno deciso di farsi esplodere. Nonostante l’hotel ospiti le ambasciate di Francia e Qatar e sia luogo d’incontro di moltissime personalità e diplomatici occidentali, nessuno di loro è rimasto vittima dell’azione del commando armato. Gli italiani presenti sono riusciti a fuggire. Non si trovavano all’interno dell’hotel, invece, personalità americane.
La prima versione circolata sugli organi di stampa arabi voleva i due attentatori appartenenti a una cellula libica dello Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi che voleva sequestrare diplomatici o rappresentanti dei paesi occidentali presenti all’interno della struttura. La versione sarebbe stata confermata dalle rivendicazioni di alcuni profili Twitter di esponenti considerati vicini all’autoproclamato califfato. Dopo ore di indagini, però, le autorità maltesi hanno ipotizzato una diversa ricostruzione: dietro l’attentato kamikaze ci sarebbe la mano del governo nemico di Tobruk che aveva come obiettivo la cattura o l’uccisione di Omar al-Hasi che, però, sarebbe riuscito a fuggire in tempo dall’edificio.
Questa seconda versione è quella ipotizzata dal ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, che, da Rabat, ha dichiarato che “l’attentato all’hotel di Tripoli è un tentativo di boicottare, danneggiare e influenzare negativamente gli sforzi in corso a Ginevra per riconciliare le parti in conflitto in Libia”. Il rappresentante del governo ha poi assicurato che la Farnesina e i servizi d’intelligence “stanno monitorando in queste ore le condizioni di sicurezza a Tripoli”. Dura anche l’Alta rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini: “L’attacco contro l’hotel Corinthia – ha detto – è un altro riprovevole atto di terrorismo che minaccia di minare gli sforzi per ripristinare la pace e la stabilità in Libia”.