Una loggia massonica occulta e segreta, capace d’influenzare affari ed equilibri politici tra la Sicilia e la Calabria, che annovera al suo interno esponenti delle istituzioni, boss di Cosa nostra, personaggi legati ai servizi. A guidarla ci sarebbe addirittura l’ex vice presidente del Senato Domenico Nania. Sono accuse pesanti quelle pronunciate da Carmelo D’Amico, killer della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, da qualche mese collaboratore di giustizia. Le accuse di D’Amico, al processo Gotha 3 in corso al Tribunale di Messina, sul rapporto tra massoneria, politica e mafia hanno l’effetto di una granata, lanciata nel complesso sistema politico imprenditoriale della provincia dello Stretto. Uno scenario, quello peloritano, passato alla storia come “il verminaio”, dove pezzi delle Istituzioni sedevano allo stesso tavolo di importanti boss di Cosa Nostra. D’Amico aveva già messo a verbale le sue accuse davanti ai pm della direzione distrettuale antimafia di Messina Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio. Il nome di Nania, però, era stato omissato dai pm, che avevano depositato i verbali di D’Amico al processo d’appello che vede imputato l’avvocato Rosario Pio Cattafi, già condannato in primo grado a dodici anni per associazione mafiosa, considerato il trait d’union tra Cosa Nostra, la massoneria e pezzi dei servizi. “Sam Di Salvo (e cioè uno dei capi del clan barcellonese) mi disse che Cattafi apparteneva, insieme a Nania ad una loggia massonica occulta, di grandi dimensioni, che abbracciava le Regioni della Sicilia e della Calabria. Sempre Di Salvo mi disse che Saro Cattafi insieme al Nania erano fra i massimi responsabili di quella loggia”, aveva detto D’Amico ai magistrati. Un racconto replicato stamattina dal collaboratore di giustizia, collegato in videoconferenza con i giudici della corte d’appello di Messina, che stanno processando Cattafi.
Avvocato civilista, condannato in via definitiva a 7 mesi per lesioni personali dopo uno scontro tra studenti di opposte fazioni politiche nel 1968, Nania comincia a fare politica all’università, quando è uno dei leader del Fuan. È un periodo caldo quello degli anni ’70 all’università di Messina, soprattutto nelle file dell’estrema destra: esponenti di spicco di Ordine Nuovo ci sono lo stesso Cattafi e Pietro Rampulla, boss di Mistretta, condannato per essere stato uno degli artificieri della strage di Capaci. Dopo l’università, Nania prosegue il suo cursus honorum fino alla prima elezione alla Camera con il Movimento Sociale nel 1987: la poltrona a Montecitorio, verrà riconfermata all’avvocato barcellonese anche nel 1992 e nel 1994, quando ha già aderito ad Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. Nel 1995, poi, diventa sottosegretario alle infrastrutture del primo governo di Silvio Berlusconi. Nel 2008 l’adesione al Pdl e l’elezione a vice presidente del Senato. Adesso, dopo la mancata ricandidatura del 2013, su Nania piombano le pesanti accuse di D’Amico. “Sam Di Salvo – racconta ancora il collaboratore – mi disse che il senatore Nania che apparteneva a questa loggia massonica, era un amico di Gullotti, ma non in senso mafioso. Era cioè un conoscente di Gullotti, ma non un soggetto organico della famiglia barcellonese; ciò a differenza di Cattafi. Aggiungo che Nania era un amico di Marchetta”. Giuseppe Gullotti, boss di Barcellona, è stato condannato come mandante dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano: per Giovanni Brusca è l’uomo che consegna il telecomando poi utilizzato per azionare il tritolo nascosto sotto l’autostrada di Capaci, e assassinare Giovanni Falcone. Maurizio Marchetta, invece, è un personaggio molto noto a Barcellona: ex vicepresidente del consiglio comunale con Alleanza Nazionale, considerato vicino a Maurizio Gasparri, nel 2003 viene accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, accusa che verrà poi archiviata.
A parte la condanna per lesioni degli anni ’60, e il processo per abusivismo edilizio, poi finito con l’annullamento in Cassazione nel 2009, Nania non era mai stato sfiorato da accuse tanto gravi. A barcellona Pozzo di Gotto il politico conta molto: è iscritto tra l’altro alla Corda Fratres, l’associazione culturale che raggruppa i principali esponenti della buona borghesia barcellonese. Tra gli associati troviamo anche l’ex sindaco di Barcellona Candeloro Nania (cugino dell’ex onorevole), ma anche l’ex procuratore generale di Messina (oggi in pensione) Franco Cassata, già condannato in primo grado per diffamazione, e l’ex presidente della Provincia di Messina Giuseppe Buzzanca. Le dichiarazioni di D’Amico sono attualmente al vaglio degli inquirenti: nelle scorse settimane i pm Cavallo e Di Giorgio hanno incontrato i colleghi palermitani Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene, titolari dell’inchiesta sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra.