Ha 48 anni, è sposata, ha due figli. E ha un sorriso che è quello che ti fa fermare e che regala anche il buon umore a chi prima non lo aveva. Contagioso. La voglia è di restare a osservarla perché la ricetta di quella felicità va capita: non c’è solo la gioia, dietro alla sua espressione allegra. C’è la soddisfazione, la consapevolezza di un traguardo raggiunto.
E’ un vivo, senza dubbio. Quasi un vivace.
I rumori di fuori distraggono e riportano a seguire l’oggi. Sono giorni di festa, questi: in attesa di conoscere le nostre, si celebrano le vittorie degli altri. Mentre Tsipras furoreggia e raccoglie i frutti del suo momento seminato, l’Italia che fa chiasso, corre in soccorso al vincitore, come scriveva Flaiano. Un cappello da collocare sui traguardi degli altri non si nega a nessuno. E così è tutto un congratularsi con l’Alexis d’oltresponda.
Intanto la sfida nostrana da vincere per il Quirinale che doveva essere al massimo un valzer in tre tempi all’inizio rapido, poi veloce, infine andante con brio, adesso sfiora i toni di una marcia moderata. Molto moderata.
Torno lei, che si chiama Libby Lane. È giunonica, anche se indossa un lungo abito da cerimonia ricoperto da una palandrana nera. Come i suoi colleghi ha il collarino al collo e nella mano destra il pastorale, il bastone dei vescovi ricurvo in alto.
Per lei come per Tsipras sono i giorni della consacrazione. Sì, perché Libby Lane è ufficialmente la prima donna vescovo della Chiesa anglicana dopo una cerimonia nella cattedrale di York – non proprio rose e fiori – che l’ha investita ufficialmente del ruolo di responsabile della diocesi di Stockport. È un allegretto, minimo. Anzi un veloce perché questa consacrazione (di una donna vescovo) è il punto di arrivo di un percorso partito a novembre che per la Chiesa d’Inghilterra ha significato nuove regole, dopo un tortuoso processo di riforma.
Direi pure un mosso, ci sta tutto.
Intanto, mentre tutti celebravano i fasti di Tsipras in Grecia, e in Inghilterra Libby Lane veniva ordinata e superava in gerarchia i suoi colleghi uomini (anche quello che nel silenzio generale della Cattedrale ha urlato: “No, non è scritto nella Bibbia che una donna possa assumere questo ruolo”), qui da noi un giornalista ha chiesto al Presidente della Camera Laura Boldrini in una di quelle interviste – rincorsa fuori dai Palazzi: “Lei sarebbe d’accordo per una donna al Quirinale?”, “Se le rispondessi sì lei direbbe che io mi sto candidando. Per cui, siccome non è così, io non le rispondo”. Sarebbe da riascoltare, questa risposta. Per capirla bene, coglierne le sfumature. Ma non si può perché qualcuno ha inserito la sordina, qui, per cui è difficile stabilire il tempo, figuriamoci le colorazioni. Ma a occhio e croce la scelta è tra lento o lentissimo. Oppure grave.