Secondo il sindacato unitario Ancl, che rappresenta 7mila dei 28mila consulenti del lavoro italiani, le nuove disposizioni sono state introdotte senza tenere conto del fatto che le informazioni con cui compilare il documento derivano da adempimenti assolti dai sostituti d’imposta nei mesi di gennaio, febbraio e marzo stesso
Il governo l’ha presentato come una rivoluzione per semplificare la dichiarazione dei redditi di molti contribuenti. Ma per capire se il nuovo modello 730 precompilato soddisferà le aspettative bisognerà attendere qualche mese. Intanto una cosa è già certa: a non essere semplificati saranno i compiti dei consulenti del lavoro, che minacciano di incrociare le braccia dal 7 al 14 marzo. Lo sciopero è stato indetto dal sindacato unitario Ancl, che rappresenta 7mila dei 28mila professionisti italiani, in accordo con il consiglio nazionale dell’ordine. Sotto accusa le scadenze che si accavallano e i tempi troppo stretti da rispettare per una procedura che debutta nel 2015.
In particolare i consulenti del lavoro potrebbero astenersi da qualsiasi attività connessa all’elaborazione e alla trasmissione della Comunicazione unica, il nuovo documento da inviare entro il 7 marzo all’Agenzia delle entrate, che in base alle informazioni ricevute preparerà in un secondo momento il 730 precompilato. La Comunicazione unica sostituisce il Cud, che fino all’anno scorso veniva preparato dalle aziende con il supporto dei consulenti del lavoro e veniva poi consegnato ai lavoratori dipendenti e agli autonomi con contratti di collaborazione. Ma mentre il Cud di solito doveva essere pronto tra aprile e maggio, ora la Comunicazione unica dovrà essere inviata entro la prima settimana di marzo. Troppo presto per i consulenti del lavoro, che a febbraio hanno altre scadenze da rispettare, come il versamento dei contributi Inail.
“Ai consulenti mancherà il tempo materiale per elaborare la Comunicazione unica”, accusa il segretario dell’Ancl Francesco Longobardi. Secondo il sindacato, le nuove disposizioni sono state introdotte senza tenere conto del fatto che le informazioni con cui compilare il documento derivano da adempimenti assolti dai sostituti d’imposta, ovvero i datori di lavoro, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo stesso. “Ora non ci interessa solo una proroga – prosegue Longobardi – ma si deve intervenire per risolvere il pasticcio determinato da norme redatte in modo affrettato. Perché da mesi come sindacato e come categoria abbiamo evidenziato questa incongruenza, ma né ministero né Agenzia delle entrate ci hanno ascoltato”.
La protesta, che in ogni caso dovrà ricevere il via libera dalla Commissione garanzia sciopero, rischia di inceppare sul nascere la rivoluzione del 730 precompilato. Che non mette in difficoltà solo i consulenti del lavoro, ma anche i commercialisti, anche loro pronti alla protesta. Se per esempio la commissione Lavoro dell’ordine dei commercialisti di Milano sta valutando di condividere l’azione dell’Ancl, l’Unione nazionale giovani commercialisti (Ungdcec) punta il dito, oltre che sulle scadenze ravvicinate, anche sui ritardi nel rilascio del software necessario per le nuove procedure. Senza contare le sanzioni che rischiano i professionisti, responsabili secondo le nuove norme del controllo formale sui dati e del rilascio del visto di conformità sulle dichiarazioni: “E’ improrogabile – sostengono i giovani commercialisti – un intervento che riveda i tempi e le sanzioni legate all’intero ‘progetto precompilata’, trattandosi di un avvio sperimentale, molto articolato, per il quale non possono essere considerate cavie né i cittadini né i loro consulenti”.