Si chiamava Shaimaa El-Sabag el-Sabbagh. Era una giovane attivista del partito “Alleanza Popolare Socialista” egiziano, una poetessa che credeva nei valori della libertà e dello Stato laico, nelle azioni pacifiche a sostegno dei suoi convincimenti. Il 24 gennaio era scesa in piazza Tahrir al Cairo, con il marito e alcune decine di militanti, in una manifestazione non autorizzata, ma comunicata, per deporre dei fiori nel quarto anniversario della Primavera araba. E’ stata uccisa, pare, da un proiettile di gomma, sparato, pare, dalle forze dell’ordine per disperdere i manifestanti.
Le immagini della sua morte in diretta, scattate da un fotografo della Reuters, sono state pubblicate su tutti i giornali, ma sulla dinamica di quanto è accaduto veramente non si sa quasi nulla.
Una morte assurda che rischia, come tante altre morti, di non avere un colpevole, di essere archiviata come un incidente.
Non possiamo e non vogliamo accettarlo. Per questo motivo abbiamo rilanciato l’iniziativa, promossa dalla Tha’era network, rete che unisce donne di sinistra e progressiste di Egitto, Marocco, Libano Tunisia, invitando le parlamentari e i parlamentari a sottoscrivere un appello al presidente egiziano Al-Sisi per chiedere di fare chiarezza. In pochissime ore abbiamo raccolto oltre 160 firme di deputate e deputati, senatrici e senatori di ogni schieramento politico, che abbiamo inviato al Cairo questa mattina, tramite l’ambasciata egiziana a Roma e tramite la nostra ambasciata in Egitto, nella speranza che contribuiscano a far aprire un’inchiesta pubblica e trasparente sulla morte di Shaimaa El-Sabag.
Una morte nella quale ho trovato tante affinità con quella di un’altra ragazza, che nel lontano 12 maggio 1977 si trovava, in compagnia del fidanzato, in Piazza Navona a manifestare con i radicali per celebrare il terzo anniversario della vittoria del referendum sul divorzio. Anche lei credeva in uno Stato laico, nella libertà e nelle azioni pacifiche a sostegno dei suoi convincimenti. Anche lei certamente non era una terrorista. Fu uccisa da un proiettile calibro 22 che la colpì all’addome. Si chiamava Giorgiana Masi. Sulla sua morte non è mai stata fatta chiarezza.