I miliziani del Parito di Dio hanno lanciato 14 razzi che hanno colpito un mezzo dell'Idf, uccidendo i soldati a bordo, e un villaggio, ferendo diverse persone. Il contrattacco dello Stato ebraco nel sud del Libano ha provocato la morte di un militare spagnolo dell'Unifil. Madrid: "Aprire un'inchiesta". Netanyahu: "Ricordatevi Gaza". Lieberman: "Reagire con forza e in maniera sproporzionata"
Due attacchi sferrati contemporaneamente, intorno alle 11:35, dai miliziani di Hezbollah contro postazioni israeliane nei territori del nord, al confine con lo Stato del “Partito di Dio“, hanno colpito un mezzo militare, uccidendo 2 soldati dell’Idf, secondo quanto riferito dal portavoce dell’esercito di Tel Aviv. Quattordici colpi d’artiglieria che hanno provocato anche sette feriti in un villaggio druso a Rajar, nel Golan. Offensiva subito rivendicata dal braccio armato del partito guidato da Hassan Nasrallah: “L’attacco è stato compiuto dal gruppo Martiri liberi di Qunaytra – hanno riferito i media legati al movimento sciita – contro un convoglio militare sul quale viaggiavano ufficiali e soldati sionisti”.
Dura la risposta di Israele che ha dato il via a una serie di bombardamenti nei quali, riportano i militari di Beirut, è morto anche un casco blu spagnolo, come riferisce Andrea Tenenti, portavoce del contingente Onu (Unifil). Per questo, Madrid ha chiesto alle Nazioni Unite di avviare un’inchiesta “immediata, esaustiva e completa” per stabilire le responsabilità dell’uccisione del soldato. Il premier Benjamin Netanyahu ha minacciato ulteriori azioni militari: “A quanti cercano di sfidarci al confine nord suggerisco di guardare a Gaza. Hamas ha subito là questa estate il colpo più duro dalla sua fondazione. Siamo pronti a reagire con forza”. “Si deve rispondere al lancio di missili contro il nostro territorio in maniera dura e sproporzionata“, ha dichiarato a Pechino il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman. Secondo informazioni non confermate da fonti libanesi, i miliziani di Hezbollah avrebbero rapito anche un cittadino israeliano. Notizia che, però, è stata smentita da Tel Aviv.
L’azione dei miliziani del Partito di Dio è solo l’ultima di una serie di attacchi e intimidazioni tra le parti e risponde all’ultima offensiva israeliana del 18 gennaio, con gli elicotteri di Tel Aviv che hanno lanciato razzi contro un convoglio di Hezbollah oltre il confine siriano, uccidendo sei combattenti, tra cui quello che era considerato il pupillo del leader Nasrallah, Jihad Mughnyeh, il figlio 21enne di uno dei comandanti storici del gruppo, Imad Mughniyeh. Nei giorni precedenti, era stato proprio Nasrallah a dichiarare pubblicamente “Siamo forti, possiamo fronteggiare Israele”.
Sostegno all’attacco è arrivato anche dal gruppo combattente filo-palestinese e anti-israeliano Hamas: “Affermiamo il diritto di Hezbollah a rispondere all’occupazione israeliana, soprattutto dopo il suo ultimo attacco a Quneitra”, ha dichiarato il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri. “Una operazione eroica, che è benvenuta” ha affermato un portavoce del braccio armato della Jihad islamica.