La Cassa depositi e prestiti continua a guadagnare grazie al risparmio postale degli italiani. Che nel 2014 hanno acquistato libretti di risparmio e buoni fruttiferi per un totale di 252 miliardi di euro, contro i 242 del 2013 e i 233 dell’anno prima. Così il gruppo pubblico, che per venderli per conto del Tesoro incassa laute commissioni, ha incassato 5 miliardi a titolo di “raccolta netta di competenza”. E chiuderà il bilancio 2014 con utili per 2,1 miliardi, risultato superiore alle attese anche se un po’ più basso rispetto a 2,3 miliardi di guadagni messi a segno nel 2013. A evidenziarlo sono i risultati preliminari esaminati giovedì dal consiglio di amministrazione presieduto da Franco Bassanini, che ha anche modificato lo statuto per introdurre tra le attività il finanziamento della cooperazione internazionale, di “soggetti privati in settori di interesse generale”, di opere e reti di pubblica utilità e di investimenti finalizzati alla ricerca, allo sviluppo, all’innovazione, alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, alla promozione del turismo, all’ambiente ed efficientamento energetico e alla green economy.
Stando alla nota diffusa dopo il cda, il patrimonio netto della Cdp – che il governo come è noto vuol tirare in ballo anche nella partita del risanamento dell’Ilva – è invece cresciuto dell’8% a 19,5 miliardi e lo stock di crediti verso la clientela e verso le banche è atteso in linea con il 2013, intorno ai 103 miliardi di euro. Quanto agli impieghi, nel corso dell’anno il gruppo, che è partecipato al 18,4% dalle Fondazioni bancarie, ha “mobilitato e gestito risorse” per 29 miliardi di euro circa, in aumento del 5% rispetto all’esercizio precedente. È calato notevolmente il “sostegno al sistema produttivo nazionale”, a cui sono stati dedicati 7,6 miliardi di euro contro i 16,1 del 2013, nonostante il lancio del plafond per l’acquisto di beni strumentali e del fondo minibond (strumenti di finanziamento destinati alle piccole e medie imprese).
Ad aumentare di circa il 60%, invece, sono stati i mutui concessi agli enti locali, l’attività di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico attraverso il Fondo investimenti per le valorizzazioni e le anticipazioni per conto del ministero dell’Economia dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione. Per un totale di oltre 9 miliardi di euro. Del resto, lo scorso novembre la cassa presieduta da Bassanini ha messo sul piatto ben 2 miliardi a disposizione di sindaci e presidenti di provincia che volessero estendere il periodo di rimborso di un mutuo accesso presso l’ente alleggerendo così le singole rate.
Quanto alle risorse girate al settore delle infrastrutture, sono state di 2,3 miliardi di euro contro i 3,7 messi a bilancio nel 2013. Soldi usati, si legge nel comunicato, per “rendere bancabili importanti opere infrastrutturali sia attraverso la concessione di linee di credito sia attraverso l’azione di fondi equity partecipati dalla capogruppo come F2i, Marguerite e Inframed“. In più si cita la realizzazione attraverso Metroweb – la società della banda larga al centro del piano di Palazzo Chigi per la nuova rete in fibra ad alta velocità – di “rilevanti investimenti per la realizzazione di infrastrutture digitali in quattro dei principali centri urbani del Paese”.