Michele Buoninconti, già indagato, è finito in manette con le accuse di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. La donna, 37 anni e madre di quattro figli, era scomparsa il 24 gennaio 2014. Il suo corpo è stato ritrovato nove mesi dopo per caso, durante i lavori di scavo nei pressi di un canale
A poco più di un anno dalla scomparsa, è arrivata la svolta sul caso di Elena Ceste. Questa mattina i carabinieri di Asti hanno arrestato Michele Buoninconti, marito della 37enne di Costigliole d’Asti, già iscritto nel registro degli indagati poco dopo il ritrovamento dei resti della donna, scoperti il 20 ottobre scorso in un canale che taglia le campagne a un chilometro dalla casa in cui vivevano. Le accuse a carico del vigile del fuoco di Alba sono omicidio premeditato volontario e occultamento di cadavere. Secondo quanto riferito dal comandante dei carabinieri di Asti, il colonnello Fabio Federici, “la donna sarebbe deceduta per morte violenta nella sua abitazione. Escludiamo l’annegamento. Probabile l’asfissia”. Quindi, con ogni probabilità, è stata uccisa in casa e poi portata di nascosto nel luogo in cui è stata ritrovata.
L’ordinanza di arresto è stata emessa dal gip Asti Giacomo Marson, che ha accolto la richiesta del pm Laura Deodato. Mercoledì 28 gennaio era stata depositata in Procura la perizia autoptica eseguita sul corpo della donna. Nella stesso tempo era stato effettuato, su iniziativa dei legali, un sopralluogo sul luogo in cui venne ritrovato il corpo.
Secondo il pm Deodato – e i detective guidati dal tenente colonnello Fabio Federici, comandante provinciale dei carabinieri – Elena Ceste è stata uccisa la stessa mattina in cui il marito ne denunciò la scomparsa: il 24 gennaio 2014. Quel giorno i vicini raccontano di aver visto la donna nel giardinetto della villetta, vestita con abiti leggeri, spaesata. Quando Michele Buoninconti torna a casa alle 9, dopo aver accompagnato i figli a scuola, dà l’allarme. Elena si sarebbe allontanata a piedi, senza portare con sé gli occhiali da vista né i documenti.
Una versione che da subito convince poco. I militari dell’Arma iniziano a setacciare la zona in cerca di tracce. Ma si imbattono solo in piste morte e false segnalazioni che arrivano da Torino o addirittura da lontano, da Tenerife. Il marito suggerisce agli investigatori di scavare nella vita privata della moglie. Fino al 20 ottobre, quando le campagne di Isola d’Asti restituiscono alcuni resti umani. Ci vuole però il test del dna per essere certi che quel cadavere appartenga ad Elena. Il 23 ottobre arriva la conferma.
Il giorno dopo cambia la posizione del marito che viene iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Lui continua a giurare la sua innocenza. Tira in ballo altri uomini con cui Elena ha avuto rapporti. I carabinieri setacciano i contatti della donna, scandagliano la sua presunta doppia vita. Da lì emergono sei uomini con cui Elena ha scambiato messaggi e telefonate. Ma i loro alibi reggono. E i carabinieri si convincono che nessuno di loro ha avuto un ruolo nella sua morte. Ma forse è proprio dietro questa linea d’ombra di relazioni che si nasconde il movente dell’omicidio di Elena, analista chimica di Torino, che aveva deciso di lasciare il suo lavoro e trasferirsi insieme al marito nelle campagne dell’Astigiano per crescere i suoi quattro figli.