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Grecia: la chiave è il recupero della sovranità

Alexis Tsipras e Syriza stanno tenendo fede ai programmi annunciati: aiuti alle famiglie povere, stop a licenziamenti e privatizzazioni, fine della repressione poliziesca delle manifestazioni, cittadinanza per i figli degli immigrati. Questi sono solo i primi passi.

Condivisibile anche la scelta dell’alleanza con la destra anti-Trojka di Anel. Assolutamente fuori luogo sembrano i paragoni qualche buontempone ha voluto fare con il patto del Nazareno. Infatti l’Anel rappresenta quella parte della destra greca, fuoriuscita da Nea Dimokratia, che non ha voluto accettare ricatti e memorandum della Trojka. Avercela, una destra del genere, in Italia.

Il nodo reale della situazione greca, come anche di quella spagnola, italiana e di altri Paesi, è in effetti il recupero della sovranità, nazionale e popolare, di fronte a poteri irresponsabili e incontrollabili come quelli dei “mercati” e della finanza internazionale. E’ su questo, e non sulle solite vacue chiacchiere, che si misura la qualità e l’autonomia dei governi. Pertanto, sembra che l’infatuazione passeggera di qualche piddino per Tsipras (il fascino dei vincitori) è destinata a durare ben poco, a meno di una oggi improbabile virata di centottanta gradi.

Del resto i programmi parlano chiaro. Quello di Tsipras è basato sul recupero del potere d’acquisto e della dignità dei ceti maltrattati dall’oligarchia e dalla Trojka, sulla rinegoziazione del debito non solo per la Grecia ma per tutti i Paesi europei mediante una conferenza europea sul debito, sull’estensione dei diritti ai cittadini e sull’estensione della stessa cittadinanza mediante lo jus soli e della democrazia. Altro che cedimento alla destra xenofoba.

Bisogna che i governi europei, specie quelli dei Paesi più indebitati e subalterni, si pronuncino al più presto sulla necessità della conferenza europea sull’indebitamento. Per ora l’ha fatto solo quello irlandese. Renzino, al di là delle solite vacue chiacchiere e della nomina di Gennaro Migliore a responsabile dei rapporti con Syriza, tace. Sarebbe invece il caso che lui, come pure i suoi accoliti Mogherini e Gentiloni, prendessero posizione al più presto auspicando lo svolgimento di detta Conferenza.

Il modello giustamente evocato da Syriza è quello della Conferenza internazionale di Londra che, nel 1952, condonando in grandissima parte il debito tedesco, pose le basi per il rilancio dell’economia della Germania e dell’Europa. Oggi il problema riguarda non solo la Grecia ma l’insieme dell’Europa mediterranea, Francia compresa. Renzi e Hollande la smettano di fare i cagnolini della Merkel e assumano posizioni concrete ed autonome in questa fondamentale materia.
Tsipras e Syriza hanno del resto l’appoggio dichiarato della migliore dottrina economica. Non certo i mediocri replicanti intossicati dalle dottrine neoliberiste, ma scienziati del calibro del premio Nobel per l’economia Paul Krugman, il quale in un intervento sul New York Times ha affermato che la Trojka, dati i suoi evidenti fallimenti economici, ha perso ogni credibilità e non può chiedere ulteriori sacrifici alla Grecia.

Recuperare la sovranità, anche per l’Italia, la Spagna ed altri Paesi è oggi possibile e necessario, mettendo al bando le attuali fallimentari classi politiche come è stato fatto in Grecia. L’Unione europea prevede la messa in comune della sovranità, ma ovviamente a condizione di mettere in atto una politica che sia effettivamente comune e non l’attuazione degli interessi di ceti ristretti socialmente e territorialmente con il danno enorme della grande maggioranza della popolazione europea, specie i più giovani, defraudati del futuro dai tecnocrati di Bruxelles promotori dell’evasione fiscale e della distruzione dell’intervento pubblico.

Come aggiunge Krugman, la politica di Syriza è fin troppo poco radicale, ma il realismo di Tsipras pare oggi costituire l’unica chance per l’Europa di sopravvivere alle bestiali politiche imposte dalla sua indegna classe dominante che va spodestata al più presto.