Doveva essere montata durante le vacanze di Natale in maniera da migliorare la sicurezza nell’accesso a Montecitorio. Soprattutto in vista della convocazione degli oltre mille grandi elettori che dovranno dare agli italiani il nuovo presidente della Repubblica. Ma della nuova porta blindata all’ingresso principale della Camera dei deputati non si hanno più notizie.
Dopo l’assalto di un gruppo di militanti del PKK curdo, che agli inizi dello scorso ottobre erano praticamente riusciti ad entrare nel palazzo proprio dall’ingresso principale, i responsabili della sicurezza della Camera avevano avviato una riflessione sulla necessità di sostituire l’attuale porta migliorandone i dispositivi di sicurezza. Risalente ai tempi di Ernesto Basile, la porta è in solido legno e vetro blindato, ma è sostanzialmente sempre aperta: per entrare, basta spingerla e si arriva direttamente al vestibolo d’onore del palazzo, a pochi passi dal quale ci sono il Transatlantico e l’Aula. Quella porta, infatti, l’unico diaframma che separa fisicamente il mondo esterno dal Palazzo, non può essere chiusa automaticamente dai commessi di servizio al gabbiotto dell’entrata di piazza Montecitorio. E quando ci fu l’assalto resse per miracolo, solo grazie all'”ammasso” dei commessi e dei poliziotti che le si piazzarono dietro per bloccarla con il solo peso dei loro corpi.
Quando c’è seduta d’Aula, la porta viene presidiata ai lati da due militari della guardia d’onore delle Forze armate i cui fucili mitragliatori hanno le baionette inastate ma sono scarichi (come peraltro accade per tutti i servizi d’onore alle sedi istituzionali). Quei militari, peraltro, in ogni “assalto” (un altro si era verificato qualche anno fa, bloccato per il rotto dalla cuffia dai commessi e dagli agenti in servizio di vigilanza nella piazza) vengono travolti dai manifestanti e devono ricorrere alle cure dei sanitari. Da quando, nel giorno del giuramento del governo Letta il sottufficiale dei Carabinieri Giuseppe Giangrande venne ferito a colpi di pistola davanti a palazzo Chigi da Luigi Preiti (condannato per questo a sedici anni di carcere), sulla soglia ci sono sempre due militari dell’Arma che con discrezione controllano chi entra e chi esce dall’ingresso riservato a deputati e senatori, ai consiglieri parlamentari, ai cronisti iscritti all’Associazione stampa parlamentare e pochi collaboratori dei vertici di Montecitorio. Ma, è stata la valutazione di chi deve garantire la sicurezza della sede della Camera, non può essere abbastanza; soprattutto con l’intensificarsi delle manifestazioni in piazza e delle minacce terroristiche.
A metà ottobre si era così deciso di cambiare quella porta. Al suo posto ne sarebbe stata montata una simile a quelle da cui si accede alle banche: con due ingressi laterali apribili dall’interno dai commessi. La sostituzione sarebbe dovuta avvenire durante le vacanze di Natale. Ma non è ancora successo niente: la vecchia porta del Basile con i monogrammi della Camera smerigliati sulle vetrate blindate è ancora lì; e della porta di sicurezza non si vede l’ombra.
di Nazareno Grazioli