Ivan Granatino è un artista che si mette in gioco e sa confrontarsi con stili e generi sempre nuovi. Cresciuto sotto l’ala di Franco Ricciardi, neomelodico vincitore del David di Donatello per la miglior canzone originale del film Song ‘e Napule, passa con disinvoltura dall’hip hop, all’r&b, dalla musica dance al rock, sempre con personalità. Uno stile che lo ha portato a collaborare con i maggiori rappresentanti dell’hip hop italiano: Clementino, Club Dogo, Luchè dei Cosang e il produttore D-Ross. Dopo l’esperienza a The Voice, nel team J-Ax, si è cimentato nella cover di Chillo è nu buono guaglione di Pino Daniele, per poi tornare con un nuovo album, Pare mo’ (Zeus Record). Il video della titletrack, che mescola la lingua italiana con il napoletano, è in alta rotazione su Hip Hop Tv. Ivan Granatino nonostante non abbia una major alle spalle è riuscito ad arricchire la scena della musica neomelodica per sdoganarla ed emanciparla, nel solco di Franco Ricciardi, il primo a tentare nuove strade. Canzoni semplici, dirette e curate, grazie a una produzione artistica che non ha nulla da invidiare agli album di successo degli artisti italiani mainstream.
La tua musica fonde diversi generi e stili, dall’hip hop al funky, dal rock alla musica dance, senza mai perdere di vista la neomelodia napoletana. Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Penso che per preparazione, cultura e bagaglio personale gli artisti dovrebbero ascoltare tutta la musica. Per me la musica è uno stato d’animo temporaneo, cammina di pari passo con l’umore. Se sto bene e mi sento vivo, canto e compongo in modo positivo e viceversa.
Hai iniziato a fare musica con Franco Ricciardi, tra i primi neomelodici a contaminare la propria musica. Quanto ha influenzato la tua musica?
Qui la risposta è facile: ieri, oggi e domani. È un dato di fatto.
Hai partecipato a The Voice, cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Come è andata si sa, ed è così che doveva andare (sorride). Spero solo di non essermi incasinato troppo, ma come tutte le cose che si fanno nel mondo dello spettacolo e quello era spettacolo, la cosa importante è trarre i lati positivi. Mi ha dato la possibilità di avere una vetrina nazionale ed è servita per mettere in moto altri in-gnana-ggi. Insomma una tappa.
Come nascono le tue canzoni?
Ecco questa è la più difficile – mi dice sorridendo – perché non c’è una spiegazione logica. Come dicevo prima sono stati emozionali, che si convertono in parole e note. Forse ciò che mi condiziona di più sono le esperienze e quindi il mondo che mi circonda.
Sei stato forse l’ultimo ad omaggiare Pino Daniele prima che ci lasciasse, con la cover di Chillo è nu buono guaglione. Come è nata questa cover e cosa ha rappresentato per te Pino?
È nata come nascono le belle idee. Il mio input è stato colto a piene mani dal produttore Rosario Castagnola (D-Ross) e per questo lo ringrazio. Forse un sentore o semplicemente perché siamo cresciuti tutti o quasi con la sua melodia che ci porteremo per sempre dentro. Un omaggio doveroso e sentito, perché se noi siamo Napoli, lui è il Vesuvio. Pino c’era, c’è e ci sarà sempre, come diceva qualche anno fa in un suo brano: “Si forever”.
Un progetto che hai portato anche a teatro. Come nasce quest’idea?
Nasce dalla curiosità che da sempre mi accompagna, dalla caparbietà di conforntarmi con tutto, soprattutto con me stesso. Un’altra prova, che spero d’aver superato brillantemente. Un modo per dare al mio pubblico l’ennesima novità. La mia è una continua ricerca e spero sarà così per sempre.
La titletrack dell’album si chiama Pare mo’, perchè hai dato questo titolo al disco?
Ha un doppio significato, per rimanere in tema tecnico un titolo “stereo” – dice scherzando – Pare mo’ (“sembra adesso” per i non napoletani), perché sono passati un po’ di anni da quando ho iniziato a fare musica, ma sono rimasto sempre me stesso, la voglia di fare è identica, così come i miei fedeli collaboratori. Uguale la mia produzione artistica, la Cuore Nero Project. Per tutti questi motivi Pare mo’, ma allo stesso tempo è anche una storia d’amore, la mia, e adesso spero di tanti come cita la canzone.
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