In un'intervista alla Bbc il militare, capo della parte dell'esercito che risponde al governo riconosciuto internazionalmente a Tobruk, ha detto di voler intervenire nella capitale come fatto a Bengasi contro i jihadisti di Ansar al Sharia. Intanto l'Onu ha fatto sapere che ci sono le condizioni per spostare i colloqui di pace da Ginevra nel Paese africano
Nonostante le trattative di pace in corso a Ginevra, non accenna a placarsi il caos in cui è piombata la Libia. Khalifa Haftar, l’ex generale che per conto del governo riconosciuto internazionalmente a Tobruk guida le operazioni militari contro le milizie filo-islamiche insediate a Tripoli, in un’intervista alla Bbc ha detto di voler intervenire nella capitale come a Bengasi dove contro i jihadisti di Ansar al Sharia “ha causato pochi danni”. “Non vogliamo scatenare una guerra dentro la città. Vogliamo attuare lo stesso tipo di operazioni militari che abbiamo attuato a Bengasi”, ha detto Haftar rispondendo alla domanda se si stia preparando a una “grande battaglia” per Tripoli. In una rara intervista, pubblicata in video sul sito della Bbc, Haftar ha aggiunto che “abbiamo imparato la lezione” e a Tripoli “faremo del nostro meglio per risparmiarla da molti danni”: “Questa è la nostra capitale e ci preoccupiamo dei suoi edifici e abitanti”.
Intanto proseguono le trattative in corso per raggiungere una tregua nella guerra civile che dilania il Paese. La Missione delle Nazioni unite per la Libia ha fatto sapere che le fazioni rivali che combattono in Libia si sono accordate “in principio” per tenere nuovi colloqui di pace all’interno del Paese. In un comunicato la Unsmil afferma che “c’è l’accordo di principio per convocare nuove sessioni di colloqui in Libia, a patto che ci siano le dovute condizioni logistiche e di sicurezza”. Alcune delle fazioni si sono incontrate nelle settimane scorse a Ginevra, ma i rappresentanti del Parlamento di Tripoli, non riconosciuto a livello internazionale e noto come Gnc, non hanno partecipato chiedendo che i colloqui si tenessero in Libia. Dopo l’annuncio dell’Onu, il Gnc ha fatto sapere tramite il secondo vice presidente dell’Assemblea Saleh Mahzoum che “porrà fine alla sospensione” dei negoziati.