Nonostante il piano da 35 miliardi varato dal governo, la prospettiva della recessione e il crollo del rublo frenano i piani dei grandi gruppi. Giovedì i ministri degli Esteri della Ue si riuniscono per decidere se inasprire le sanzioni. La bozza di dichiarazione prevede un'estensione fino a fine 2015 delle restrizioni introdotte per funzionari e imprenditori vicini al Cremlino
La prospettiva dell’ingresso in recessione e di un ulteriore inasprimento delle sanzioni di Usa e Ue, l’inflazione che galoppa e il crollo del valore del rublo spaventano sempre di più le aziende occidentali che producono in Russia. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il declassamento del rating di Mosca a spazzatura, deciso tre giorni fa da Standard&Poor’s. Così, nonostante il piano anti-crisi da 35 miliardi varato mercoledì dal governo di Dmitri Medvedev, diversi gruppi hanno iniziato a rivedere i propri piani di sviluppo nel Paese, fino a rallentare o bloccare le attività.
General Motors, che già in dicembre aveva sospeso la vendita di auto in Russia a causa dell’eccessiva fluttuazione della valuta locale, ha annunciato il blocco della catena di montaggio della sua fabbrica di San Pietroburgo per quasi due mesi, dal 23 marzo al 15 maggio, a causa della crisi del settore: nel 2014 le sue vendite sul mercato locale sono calate del 26,4 per cento. La birreria danese Carlsberg ha poi annunciato che da aprile chiuderà due delle sue 10 filiali, quelle di Celiabinsk (negli Urali) e di Krasnoiarsk (in Siberia), a causa delle difficile situazione macroeconomica e alle condizioni fiscali e normative. La sua capacità produttiva si ridurrà del 15%, mentre 560 dei 666 dipendenti perderanno il lavoro. Del resto la società resta leader, ma in un Paese che negli ultimi 6 anni ha visto crollare il mercato della birra è crollato del 30%.
In questo quadro – con il centro studi di Confindustria che ha rivisto al ribasso le previsioni del Pil russo per il 2015 e 2016 portandole rispettivamente a -5% e -1,8% – giovedì è attesa la riunione del Consiglio Esteri straordinario convocato dall’Alto rappresentante per la politica estera comune Federica Mogherini per valutare l’inasprimento delle sanzioni introdotte in seguito alla crisi ucraina, con eventuali ulteriori restrizioni sull’accesso al mercato dei capitali e delle tecnologie avanzate necessarie all’industria degli idrocarburi. Ipotesi contro la quale si sono espressi il nuovo governo greco guidato da Alexis Tsipras ma anche la cancelleria tedesca: il vice di Angela Merkel e ministro dell’Economia, Sigmar Gabriel, ha detto all’emittente pubblica Zdf che “il governo tedesco non è dell’opinione che si debbano riformulare le sanzioni contro la Russia in tempi brevi”, nonostante la strage di pochi giorni fa a Mariupol attribuita ai separatisti filorussi.
Secondo l’agenzia Reuters, che ha visionato la bozza di dichiarazione dei ministri degli Esteri dei 28 Paesi membri, l’esito più probabile è un’estensione delle misure introdotte dopo l’annessione della Crimea alla Russia fino alla fine del 2015 e l’aggiunta di ulteriori nomi alla lista di funzionari e imprenditori vicini al Cremlino già colpiti da restrizioni alla concessione di visti e congelamento dei beni.