L'ufficialità dice ancora che i due partiti voteranno scheda bianca. Ma tra i parlamentari di Forza Italia e Ncd cominciano a circolare i dubbi sulla posizione da tenere
Ci saranno degli sviluppi, anzi ci potrebbero essere. La grande rabbia contro Matteo Renzi dopo la designazione in proprio di Sergio Mattarella come prossimo presidente della Repubblica, “tradendo tutte le promesse fatte con il Patto del Nazareno”, comincia a svaporare. A sentire Silvio Berlusconi e i vari Paolo Romani e Renato Brunetta, capigruppo di Forza Italia al Senato e alla Camera, Mattarella non dovrebbe prendere un voto dei Grandi Elettori azzurri. Stessa posizione nel Nuovo centro destra di Angelino Alfano: no a Mattarella. Almeno loro dicono.
Ma la grande muraglia contro il premier e il suo candidato invece sta cedendo. E non sono i peones ad avere i primi dubbi, ma esponenti di primo piano dei due partiti. “Ho provato a dirglielo ai miei, non ha senso rifiutare i nostri voti”, dice per esempio ai parlamentari azzurri a lei più vicini la vicecapogruppo al Senato Anna Maria Bernini: “visto che non abbiamo preclusioni sulla persona di Mattarella, votiamolo”.
Suona uno spartito identico un altro senatore di primo piano di Ncd, Carlo Giovanardi: anche per lui “Mattarella è da votare”. Con una aggiunta: “Si sta aprendo una riflessione nelle nostre file, così non possiamo continuare”.
“Per me Mattarella è un profilo di altissimo livello. Oltretutto potrebbe essere una pagina importante della politica siciliana”. L’ex ministro Dc del governo Andreotti è un nome che attrae che la galassia parlamentare siciliana. E potrebbe andare oltre il recinto del Partito democratico. Persino deputati e senatori del Ncd riflettono sul profilo del siciliano. Difatti, il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, altro fedelissimo nell’isola di Angelino Alfano, non ha dubbi: è più che tentato di votare il giudice della Consulta. “Noi – dice a ilfattoquotidiano.it – auspichiamo che tutti insieme, Forza Italia compresa, si converga su Mattarella. E’ talmente elevata la figura di Sergio che non possiamo permetterci un passo falso. Lavoreremo in questa direzione fino all’ultimo minuto utile”.
Castiglione, mister preferenze in provincia di Catania, genero del plenipotenziario di Bronte Pino Firrarello, una vita fra l’Assemblea regionale siciliana e il Parlamento italiano, è uno di quei “pontieri” che sta tessendo la tela dello sbarco al Colle di Mattarella. “Conosco Sergio, ma non lo sento da giorni. L’ultima volta che l’ho incontrato è stato 15 giorni fa in aeroporto”. Da ieri, infatti – da quando il premier-segretario Renzi ha sparigliato il grande gioco del Quirinale proponendo la candidatura dell’ex vice di D’Alema al governo – il sottosegretario di Ncd è al lavoro insieme ad altri due siciliani maestri dei giochi di palazzo. Vito Riggio, presidente dell’Enac, amico di Mattarella ed esponente di peso della sinistra Dc siciliana. E Totò Cardinale, ex ministro del governo D’Alema, oggi anello di raccordo fra i vertici del Nazareno e le truppe parlamentari siciliane. E non è un caso se da stamane Riggio si aggiri in Transatlantico, chiacchierando con deputati e senatori di ogni colore. Purché siano della terra di Sicilia.