Sono le 18 di un giovedì sera, a Londra.
In metro, c’e’ la ragazza dai capelli rosa, con la carnagione chiara, una minigonna di pelle nera ed il tacco alto che si ritocca il lipgloss ascoltando la musica hip hop e canticchiandone il motivo, vicino a lei un tipo allegro e colorato, con una chitarra in spalla. Mangia del pollo al curry. C’è poi il ragazzo dal sorriso sognante con gli occhiali alla John Lennon, i sandali da spiaggia ed un lungo cappotto arancione che legge il Commercial Traveller di Charles Dickens dalle pagine gialle e dall’odore pungente. Mi distrae il rumore dei bambini dalla carnagione afro, la divisa blu ed il contrastante cappellino colorato che guardano intimoriti la donna con il burqa ed il pakistano con le rose. Accanto a me ci sono due uomini, sui 40, hanno una pepsi-cola in una mano ed una bottiglietta dal colore sospetto nell’altra, gli puzza il fiato, ridono chiassosamente disturbando la ragazza con la macchina fotografica in mano che cambia continuamente posto per cercare gli scatti migliori.
Poi la mia fermata: Shoreditch Highstreet. Ero arrivata nell’Est London dove colori, suoni, sapori, odori, moda, arte, etnie e curry si mescolano sino a diventare un tutt’uno. Una zona che, nata come povera e degradata, è passata dalla bocca di rosa alle mani d’artista, alimentandosi day by day di innumerevoli passioni e divenendo così la florida e, seppur disordinata, intrigante ed affascinante Est London. Una trendy, giovane ed immensa periferia la cui più grande ricchezza è la multietnicità da vivere, a ritmi di musica, per la street, dove quel che più conta è l’accessorio giusto per essere cool mentre si osserva l’ultima tendenza che uniforma il diverso.
Sono le 18 del medesimo pomeriggio, a Londra.
In metro, questa volta nella direzione diametralmente opposta, osservo, ancora una volta, chi mi circonda per capire, le anime di quei luoghi che il treno, con le sue fermate, rapisce ad ogni “next stop“.
Questa volta c’è la ragazza giapponese dal vestitino nero, corto ma non troppo, con le scarpe nere lucide e la borsa trasparente firmata Harrods. Riconosco il suo profumo. Daisy Dream. C’è poi l’uomo dallo sguardo serio e non distratto, sui 50, che, in giacca e cravatta, lavora con il computer sulle ginocchia. Ed il francese che parla con la ragazza spiegandogli la mappa della metro tra colori e linee. Ah c’è anche in inglese che guarda compiaciuto il suo amico con lo stemma dell’Imperial College, ed ovviamente c’è la spagnola in vacanza che amoreggiando con il ragazzo tiene in mano due biglietti della Royal Opera House mentre lo sportivo a loro fianco prepara il cronometro per la sua prossima corsa ad Hyde Park.
Tutti molto composti, posh e silenziosi finché un bambino sfugge alla mano del padre urlando il nome della fermata: West Kensigton dove scendo, questa volta dopo aver vissuto il fashion ed il business, il turismo e la tradizione, la cultura e lo sport. Il tutto attraverso parole, dialetti, colori, divise, sguardi ed odori dei miei compagni di viaggio verso Ovest. Una vasta area in cui negli ultimi due secoli si è spostato il centro di Londra divenendo così la nuova preda turistica. Strade ordinate e pulite in tinta con lo stile classico dei costosi ed inavvicinabili villini con il living room a vista. Il tutto molto in tono con la “nail art” dell’ultimo momento.
Due, brevi, viaggi attraverso spaccati di vita vissuta in realtà dissimili. Confrontare le due anime londinesi, Est and West, i murales con le unghie, forse aiuterà molti italiani, con la valigia pronta, a capire quale parte scegliere per cercare casa (e la scelta cambierà a seconda delle esigenze) ma sicuramente non potrà mai esserci risposta a quale, tra le due, sia la migliore.
Forse l’una, forse l’altra. Forse entrambe.
Sicuramente Londra è frutto dalla diversità e non si può dire di conoscerla se non la si è vissuta interamente. Una cosa è certa. Londra non è luoghi fisici, Londra è la gente che la vive. Ed in entrambi i treni, c’era un’italiana.
di Flavia Zarba, giornalista freelance, per raccogliere le testimonianze degli italiani qui a Londra ho scelto il blog “lamialondra.over-blog.it“
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