Secondo quanto riportato dal giornalista Lorenzo Sani sul blog di Beppe Grillo, ancora all'inizio del 2001 l'allora ministro della Difesa negava sia l'uso dei proiettili che la relazione con le malattie. Ma le trascrizioni delle dichiarazioni dell'epoca dicono che il candidato al Quirinale si limitò a non dare per dimostrata la relazione causale ma istituì una commissione ad hoc
La frecciata a Sergio Mattarella sull’uranio impoverito, lanciata dal blog di Grillo, non trova riscontri nelle dichiarazioni pubbliche dell’allora ministro della Difesa. Nel post di Lorenzo Sani, inviato del Resto del Carlino, si sostiene che nel 2000-2001 Mattarella negava con ostinazione sia l’uso di munizioni all’uranio impoverito da parte della Nato in Bosnia e Kosovo che il possibile legame tra l’uso massiccio di questi proiettili e l’insorgere di leucemie e linfomi tra i militari italiani che erano stati in missione nei Balcani.
Ma già il 21 dicembre 2000, nel corso di un’audizione del ministro alla commissione Difesa della Camera “sulle conseguenze dell’impiego in Kosovo di munizioni all’uranio impoverito”, Mattarella dichiarava: “Sono in grado di comunicare alla Camera, tramite questa Commissione, che è pervenuta oggi la risposta da parte dell’Alleanza atlantica: in tre tornate, rispettivamente il 5 agosto 1994, il 22 settembre 1994 e nel periodo fra il 29 agosto e il 14 settembre 1995, nelle operazioni effettuate dagli aerei A-10 sono stati utilizzati in attacchi alle forze serbo-bosniache circa 10.800 proiettili all’uranio impoverito, a tutela della zona di esclusione attorno a Sarajevo stabilita dall’Onu, in un raggio di 20 chilometri dalla città. (…) In Kosovo si è fatto, come è noto, un uso consistente dei proiettili ad uranio impoverito. La Nato ha comunicato nel maggio 1999 di averne fatto uso. Nell’ottobre 1999 l’Onu ha fatto richiesta di conoscere i siti bombardati, che sono stati comunicati il 7 febbraio 2000“.
Per quanto riguarda poi il nesso uranio-patologie, l’allora ministro Mattarella, intervenendo nell’aula del Senato il 10 gennaio 2001 – cioè 17 giorni prima dell’episodio riportato da Sani – pur sottolineando come questa relazione causale non fosse ancora stata scientificamente dimostrata, dichiarava di voler fare assoluta chiarezza sulla vicenda con l’istituzione della Commissione Mandelli. “Ad oggi, sulla base delle informazioni disponibili, sono stati segnalati 30 casi; di questi, tuttavia, 21 sono quelli relativi a militari che hanno prestato effettivo servizio in Bosnia o in Kosovo, 7 di questi 21 riguardano persone decedute. Tra questi 21 casi si registra una netta prevalenza numerica di personale che ha operato in Bosnia. (…) Per fare chiarezza su questo numero di patologie leucemiche, tumorali tra i militari ho istituito, come è noto, il 22 dicembre scorso, una Commissione d’indagine medico-scientifica per accertare tutti gli aspetti della questione. (…) Essa dovrà stabilire se si tratti di episodi singoli, non correlabili fra di loro o, viceversa, se possa esistere una causa unica e, in questo caso, se tale causa possa essere l’uranio impoverito o se l’insorgere di queste patologie sia dovuto ad altri motivi. (…) Noi vogliamo fare chiarezza; lo dobbiamo innanzitutto ai nostri militari e alle loro famiglie; lo dobbiamo a tutti gli italiani”.