Negò il nesso tra l’utilizzo dell’uranio impoverito e l’insorgere delle patologie tra i nostri militari: ergo, Sergio Mattarella non è degno di diventare il capo dello Stato. Una stroncatura. A tutti gli effetti. Mentre in Parlamento si vota per eleggere il successore di Giorgio Napolitano, il giudice costituzionale ha ‘incassato’ il primo, vero attacco personale. Il mittente, neanche a dirlo, è il blog di Beppe Grillo, che in home page ha pubblicato (e poi rilanciato con un tweet) un articolo di Lorenzo Sani, inviato del Resto del Carlino.
“Ho avuto occasione di incontrare il candidato di Renzi al Quirinale, Sergio Mattarella, quando questi era ministro della Difesa del governo Amato – ha scritto Sani – Lavoravo da qualche mese sulla vicenda dell’uranio impoverito e sull’impressionante numero di leucemie linfoblastiche acute e linfomi tra i nostri militari che erano o erano stati in missione nei Balcani, soprattutto in Bosnia, ma non solo. Sergio Mattarella negò a più riprese il possibile nesso tra l’insorgere delle patologie e il servizio”.
Non solo. A leggere l’articolo del cronista, Sergio Mattarella “negò che la Nato avesse mai utilizzato proiettili all’uranio impoverito (DU, Depleted Uranium), tantomeno che questo fosse contenuto nei Tomahawk (missili) sparati in zona di guerra dalle navi Usa in Adriatico. Insomma, Mattarella, candidato di Renzi al Quirinale, negò su tutta la linea. Negò pure ciò che era possibile reperire nei primi giorni di internet sugli stessi siti della Difesa Usa, che magnificava l’efficacia degli armamenti al DU e dettava, contestualmente, le precauzioni sanitarie da adottare in caso di bonifica: protocolli di sicurezza molto rigidi, che prevedevano l’utilizzo di tute, guanti e maschere protettive, per svolgere il lavoro che invece a mani nude e senza protezioni facevano i nostri soldati. I quali, nel frattempo, continuavano ad ammalarsi e morire…”.
Il 27 gennaio 2001, ha raccontato infine Lorenzo Sani, “avvicinai Mattarella nella ressa dei giornalisti e riuscii a porgli un paio di domande, alle quali, assai piccato, si rifiutò ancora una volta di rispondere. O meglio, anche in quell’occasione negò qualsiasi nesso tra DU e i linfomi o le leucemie. Fantasie della stampa. Provai a insistere, ma lui mi respinse con toni e modi definitivi”. “Mattarella girò i tacchi se ne andò – ha concluso il giornalista – così mi beccai anche il rimprovero dei colleghi perché avevo fatto scappare il ministro con domande ‘fuori temà“.