Media & Regime

Satira, il Vernacoliere “sfida” l’Isis: “Facciamo a chi ce l’ha più grosso”

Nel nuovo numero del giornale satirico livornese presi di mira i fondamentalisti dello Stato islamico: "Voi ci mettete le fave cor turbante, noi ci si mette le testediazzo della Lega: poi lo voglio vedè chi vince!". Il direttore Cardinali: "Col fanatismo non si ragiona"

“Basta terrore! Cari mussurmani, facciamo a chi ce l’ha più grosso. Voi ci mettete le fave cor turbante, noi ci si mette le testediazzo della Lega: poi lo voglio vedè chi vince!”. A lanciare questa “sfida” all’Isis non poteva che essere la locandina del nuovo numero del Vernacoliere, storico mensile satirico in vernacolo livornese diffuso in Italia e in molte altre parti del globo: “Finiamola con questo scozzo di stragi e di spaventi! Portiamo ‘r confronto su un terreno civile! ‘nvece di scannassi l’un coll’artro, si fa a chi ce l’ha più grosso” propongono dal Vernacoliere a un militante dell’autoproclamato Califfato (anzi, “Isisse”) che parla 100% livornese.

A tre settimane dall’attentato a Charlie Hebdo il giornale diretto da Mario Cardinali torna in edicola con un’edizione dedicata in gran parte alla strage parigina: “Numero speciale di pace, amore, spaventi e tanta caarèlla” si legge in prima pagina. “Il titolo della locandina? E’ il nostro modo di esorcizzare ma anche di invocare la cessazione del terrore. Con il riferimento al partito di Matteo Salvini c’è poi satira nella satira” spiega il direttore al fattoquotidiano.it.

Le vignette e i testi satirici prendono di mira soprattutto il fanatismo religioso: “Lettera minatoria al Vernacoliere – è il titolo basso della copertina – uno stronzolo arabo nella busta! Ir Risse de’ Arabinieri l’ha rionosciuto a naso!”. Una vignetta ritrae invece gli attentatori di Charlie Hebdo in mezzo ai corpi trucidati dei vignettisti: “Noi non siamo cattivi – esclamano i due con tanto di fucile in mano – solo loro che ci disegnano così”.

Neanche Bergoglio però, dopo le dichiarazioni rilasciate mentre si trovava in volo verso Manila (“chi dice parolacce contro mia mamma gli aspetta un pugno”), si salva: in una vignetta il pontefice viene infatti soprannominato “Papa Rocky VI“, in un’altra si titola: “Ir Papa m’ha picchiato”.

Ai fatti di Parigi è dedicato l’editoriale “Col fanatismo non ci si ragiona”. “Ma certo che abbiamo paura anche noi – scrive Cardinali – di questi fanatici del fondamentalismo islamico, che hanno fatto strage anche di Charlie Hebdo! Come, dalle loro parti, i maomettani d’Africa e d’Oriente hanno avuto, hanno ed avranno ancora paura dei tanti massacri occidentali”.

Dito puntato contro i “fanatici nostrani, integralisti e fascio-razzisti cattolici per i quali guai a far satira sui santi loro”. Poco dopo l’attentato parigino era stato infatti lo stesso Cardinali a dichiarare “anche l’Italia ha i suoi talebani”. Il direttore poi precisa: “Noi del Vernacoliere, che pure siam noti per far satira su papi e preti, non abbiamo mai neppure sbeffeggiato il Cristo, come neanche altri profeti d’altre religioni”.

Oggetto di satira sono invece “coloro che delle religioni fanno strumento per il loro potere”. Al centro dell’editoriale anche il confronto tra “fede” e “ragione”, un confronto che secondo l’autore non deve “voler imporre alcuna primazia”. Cardinali invoca perciò il confronto fra civiltà: “Per chi invece la civiltà è ancora al medioevo, basta soltanto fare il nome di un profeta per essere ammazzati. Ed ecco perchè c’è paura. Col fanatismo non si ragiona“.