“Protocolli comuni e uniformi parametri informativi” in materia di rogatorie. Li ha sollecitati il Promotore di Giustizia del Vaticano, l’avvocato Gian Piero Milano, aprendo l’Anno giudiziario presso il Tribunale d’Oltretevere. Milano, per il quale le intercettazioni sono “strumento di indagine imprescindibile” e in crescita, ha ricordato che lo scorso anno “il Tribunale ha ricevuto 10 richieste di rogatoria da autorità giudiziarie straniere, 8 delle quali provenienti dall’Italia”. Una delle quali riguarda monsignor Nunzio Scarano, “un ecclesiastico imputato in Italia per una serie di reati (truffa, riciclaggio, corruzione) e indagato anche da questo Ufficio”. Secondo Milano, però, i “materiali trasmessi” dall’Italia “non solo sono risultati lacunosi, mancando di elementi essenziali, ma hanno anche evidenziato modalità di acquisizione di alcune prove, che si possono definire improprie e non in linea con i vigenti protocolli internazionali”. Nel dettaglio, Milano ha spiegato che “è stata data esecuzione a 7 richieste, e negata a 3, una delle quali italiana: si trattava di una richiesta di confisca di depositi bancari sui quali preesisteva, e dunque rivestiva carattere pregiudiziale, analogo provvedimento cautelare adottato dall’Ufficio del Promotore di Giustizia”.
Nella relazione emerge in tutta la sua evidenza anche la vicenda dell’ex nunzio Jozef Wesolowski, agli arresti domiciliari in Vaticano, in attesa di un processo per pedofilia che potrebbe costargli fino a 7 anni di carcere. “Il caso Wesolowski – ha ragguagliato il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi – viene affrontato come caso impegnativo nella relazione del Promotore di Giustizia, Milano” ed è il primo caso di grande portata dopo la riforma di papa Francesco. Riferimenti, poi, anche al processo che ha riguardato la Basilica di Santa Maria Maggiore, che ha visto infliggere una condanna a tre anni e due mesi di carcere dal Tribunale vaticano a monsignor Bronislaw Morawiec, economo della basilica pontificia, accusato di “truffa aggravata”. A tale proposito il pg, nella relazione, ha ricordato che a questo punto “occorre attendere gli esiti dell’appello”. Sei, in ogni caso, gli arresti complessivi effettuati lo scorso anno. “Un dato – ha evidenziato il Milano – che segna un forte, preoccupante incremento statistico rispetto agli anni passati”.
Il pg vaticano ha poi segnalato “indagini, verifiche ed accertamenti, talora con denuncia/rapporto all’autorità giudiziaria, effettuati in materia infortunistica, stradale, penale (furti, danneggiamenti, fermi, tentativi di truffa, verifica plichi sospetti”. Ma anche in materia di traffico di droga. “Tentativi isolati neutralizzati sul nascere”, ha precisato Milano secondo il quale la collaborazione tra le forze di polizia del Vaticano con i corpi di polizia di altri Stati ha aiutato “nella repressione di gravi reati, come quello del traffico internazionale delle sostanze stupefacenti che, purtroppo, non ha lasciato indenne il nostro piccolo Stato, teatro di isolati tentativi – neutralizzati sul nascere – posti in essere, con modalità insolite, da trafficanti senza scrupoli”. Nel dettaglio, il pg Milano ha ricordato “l’apprezzato impegno della Gendarmeria nel 2014” relativo al “monitoraggio del traffico di droga da Stati esteri verso lo Stato vaticano, in particolare tre spedizioni. In un caso specifico è stata effettuata una consegna controllata della sostanza stupefacente, che transitava attraverso uno Stato comunitario. L’improvvida divulgazione della notizia da parte di un quotidiano straniero ha reso vana l’operazione congiunta tra forze di polizia di diverse nazionalità, non essendosi presentato alcuno per il ritiro del plico contenente la sostanza stupefacente”.
Dall’attività investigativa in Vaticano sono poi emersi i due delicati casi di “differente gravità” di detenzione di materiale pedopornografico. Qui Milano ha puntato l’attenzione sull’attività di “analisi forense ed info-investigativa soprattutto di carattere informatico“. Una vera e propria minaccia quella dei reati via web, ha denunciato il pg: “Molte condotte delittuose oggi si consumano attraverso le vie telematiche; di qui l’importanza delle intercettazioni di comunicazioni come strumento di indagine imprescindibile”.Tra le operazioni della Gendarmeria segnalate c’è infine anche una “tentata truffa ai danni dello Ior ad opera di un cittadino comunitario”.