La legge del più forte ha lasciato poco spazio a sorprese nei singolari dell’Australian Open. I numeri uno Novak Djokovic e Serena Williams hanno portato a casa rispettivamente la Norman Brookes Challenge Cup e la Daphne Akhurst Memorial Cup. Con il successo su Murray, Djokovic arriva a 5 titoli in terra australiana e si lancia da solo all’inseguimento del recordman, quel Roy Emerson che è lì a una sola lunghezza. Serena invece con il sesto Australian Open in carriera, a 5 anni dall’ultima vittoria, dimostra di gradire molto questo torneo che gli ha dato le stesse gioie di quello di casa. Con i 6 Us Open, i 2 open di Francia e i 5 Wimbledon siamo a 19 titoli slam. In questo stato di grazia, Margareth Smith Court a 24 e Steffy Graf a 22 potrebbero trovarsela molto vicina a fine anno.
Fin qui il discorso non ci riguarda affatto perché il singolare, in Australia ma non solo è da sempre stato avaro di emozioni per gli italiani. Gli Slam “tricolori” arrivano tutti dalla Francia e si fermano a quattro titoli (Pietrangeli 2, Panatta e Schiavone). Gli ultimi anni ci hanno consegnato la solida realtà del doppio femminile che da un segnale nel 2007 quando Mara Santangelo vinse il Roland Garros in coppia con Alicia Molik, australiana. Nel 2011 fu la volta di Flavia Pennetta che lo vinse giocando insieme a Gisela Dulko, argentina. Qualcuno avrà riflettuto, e puntato su un doppio tutto italiano e sorprendentemente vincente. Il nome di Sara Errani e Roberta Vinci ormai si pronuncia tutto d’un fiato, un binomio che dal 2012 a oggi ha fruttato 5 Slam su tutti e quattro i tornei.
Fognini e Bolelli o Bolelli e Fognini? Definirne la “giusta” pronuncia è importante perché Fabio e Simone, Simone e Fabio “hanno vinto uno Slam c….”. Così ha esclamato Fognini al momento della premiazione rivolgendosi al compagno di doppio. Giocare insieme per loro era una novità assoluta e se al primo colpo vinci 56 anni dopo l’ultimo e unico successo importante di un doppio maschile. Era il 1959 e Nicola Pietrangeli con il compianto Orlando Sirola a Parigi, batterono la fortissima coppia australiana Emerson-Fraser. Pietrangeli spiegò così il suo rapporto con colui che non era solo il compagno di doppio: “Io e Orlando, quando eravamo poveri, abbiamo mangiato poco insieme, dormito male insieme, viaggiato scomodamente, sempre insieme. Abbiamo diviso e condiviso ciò che passava il convento. Giocare dieci anni il doppio con la stessa persona… rappresenta un sigillo per la vita”.
Ecco, dieci anni di doppio davanti Fognini e Bolelli forse non ce l’hanno ma qualcuno ruggente ce lo possono regalare, magari ricordando sempre le parole di Pietrangeli per trovare una dimensione diversa ma vincente.