Gli ombrelli sono tornati a occupare Hong Kong. Diverse migliaia di persone sono tornate in piazza per chiedere un vero suffragio universale. Si è trattato della maggior manifestazione pro-democrazia nell’ex colonia britannica ora tornata sotto sovranità cinese, dopo lo sgombero delle occupazioni che avevano paralizzato parte delle strade più centrali della città alla fine dello scorso anno, nella protesta del cosiddetto Movimento degli Ombrelli.
Gruppi studenteschi, attivisti e politici hanno partecipato in massa, sotto lo sguardo vigile di più di 2000 poliziotti e di un servizio d’ordine volontario richiesto dalla polizia per scongiurare l’eventualità di un’altra occupazione. La manifestazione però si è svolta in modo pacifico, creando l’effetto ottico di un lungo nastro giallo composto da ombrelli e striscioni pro-democrazia, per le vie del centro.
“Sono un po’ meno fiduciosa di prima”, ha commentato però Amanda, una giovane studentessa di lingue, sottolineando che “il governo di Hong Kong e quello di Pechino hanno mostrato la loro indifferenza alle nostre richieste, anche se siamo rimasti settimane per la strada a chiedere di essere ascoltati”. Nessuna marcia indietro, comunque: “Dobbiamo continuare a manifestare – ha aggiunto – e tenere ben presente il nostro obiettivo finale: un vero, genuino suffragio universale per dare alla gente di Hong Kong dei rappresentati veri”.
Fra i tanti politici di rilievo presenti al corteo c’era anche la parlamentare Audrey Eu, che distribuiva banane di plastica come simbolo di protesta: “Ci insultano chiamandoci ‘banane‘, ovvero finti cinesi, gialli fuori e bianchi dentro. Ebbene, allora saremo gialli come queste banane, dato che il giallo è il colore simbolo delle proteste pro-democrazia. L’aspirazione democratica della gente di Hong Kong non può essere semplicemente eliminata insultandoci”, ha detto.
In piazza c’era anche un folto numero di appartenenti ad un gruppo indipendentista, particolarmente inviso al governo locale e a Pechino, che chiede l’indipendenza di Hong Kong o il suo ritorno sotto sovranità britannica. In serata, il governo di Hong Kong ha risposto alla manifestazione con un laconico comunicato in cui si è preso atto della protesta, con l’auspicio che i cittadini “vogliano adottare un approccio accomodante, razionale e pragmatico” rispetto alle riforme elettorali.