Il costituzionalista dell'Università Federico II di Napoli ed ex senatore critica aspramente il testo della nuova legge elettorale e ne evidenzia i profili di incostituzionalità: "Può darsi che li ravveda anche il nuovo capo dello Stato"
Cortocircuito numero uno: Sergio Mattarella, nuovo capo dello Stato, è anche il padre della legge elettorale che porta il suo nome e che è stata abrogata dal Porcellum. Cortocircuito numero due: Mattarella è membro della Consulta che l’anno scorso ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, gettando un forte sospetto sulla legittimità del Parlamento eletto con quella legge e che ora ha eletto capo dello Stato proprio Mattarella. Il quale ora si troverà sul tavolo l’Italicum di cui molti costituzionalisti pensano assai male, perché riscontrano nel nuovo testo molti vizi del Porcellum. Tra loro c’è Massimo Villone, costituzionalista alla Federico II di Napoli ed ex senatore, prima con il Pds e poi con i Ds. Che spiega: “Assumendo di sapere per certo – e non è detto sia vero – che Mattarella in seno alla Consulta abbia votato a favore dell’illegittimità del Porcellum, ora si appresta a fare un altro mestiere”.
Cosa vuol dire?
Il presidente della Repubblica si attiva nel caso ravvisi la manifesta incostituzionalità di una legge. E può darsi che Mattarella veda nell’Italicum questo vizio manifesto, ma può anche darsi di no. Se lo dovesse ravvisare però, ricordiamoci quali sono i poteri che la Carta conferisce al capo dello Stato: Mattarella potrà rimandare la legge alle Camere con un messaggio motivato, chiedendo una nuova deliberazione. Ma, secondo la dottrina prevalente, se il Parlamento dovesse riapprovare lo stesso testo, il capo dello Stato sarebbe costretto a promulgarla.
L’Italicum così com’è nella sua ultima formulazione, stride con quanto scritto dai giudici costituzionali nella sentenza 1 del 2014?
Non c’è dubbio. Intanto l’Italicum è un’emerita porcheria. E soprattutto a mio avviso è palesemente incostituzionale, confermando tutti i profili d’illegittimità ai quali la Corte àncora la decisione sul Porcellum, relativi alla rappresentatività delle assemblee e alla libertà e all’eguaglianza del diritto di voto, come “il più fondamentale dei diritti”. Sotto il profilo della rappresentatività, la Corte dice che si può limitare a beneficio della governabilità. Ma con un iperpremio di maggioranza e in aggiunta anche un ballottaggio, sono sicurissimo di avere la maggioranza. E allora le soglie, a che servono? Sono un limite inutile ed eccessivo, di cui non c’è bisogno, per garantire la governabilità. In realtà puntano a una semplificazione forzosa del sistema politico, che non è un fine costituzionalmente rilevante e bilanciabile con il voto, e anzi si pone in contrasto con l’art. 49 della Costituzione.
I capilista bloccati e le candidature plurime?
Anche qui c’è un problema di costituzionalità: pensiamo a una lista in cui io do una preferenza a Marco Rossi, e c’è un capolista che io non vorrei, ma che contribuisco inevitabilmente a eleggere. Il mio voto è ancora libero, ed eguale rispetto al voto di chi lo esprime volendo eleggere quel capolista? Così, se voto Marco Rossi a Milano e lui, che si è candidato anche a Roma, sceglie quest’ultima sede vorrà dire che eleggo chi non avrei voluto mentre magari a Roma accade il contrario. È un groviglio di elementi ognuno dei quali pesa sui principi enunciati dalla Corte. Con il vecchio Mattarellum c’erano due voti separati: quello di collegio e quello proporzionale con lista bloccata alla Camera. Di sicuro c’era una maggiore libertà.
Alla fine, stando alle simulazioni, praticamente solo il partito che vince avrebbe deputati eletti con le preferenze, gli altri sarebbero tutti eletti nel listino bloccato.
Un ulteriore argomento per dire che il voto libero e uguale sarebbe una mera finzione! Ricordiamoci poi che la legge elettorale vale per la Camera, ma s’intreccia con la riforma del Senato. Per com’è disegnato è un Senato dei nominati: così si colpisce ancora il principio di rappresentanza dei cittadini e si aggrava il vizio sistemico. Aggiungo: arriveremmo a un governo padrone del parlamento, grazie alla ghigliottina prevista nella riforma. Secondo me la Costituzione serve a limitare il potere, non a ingigantirlo a danno della partecipazione democratica.
Ha detto che il capo dello Stato non può fare più di tanto per bloccare le riforme, anche quando le ritiene incostituzionali. Però è molto diverso se l’inquilino del Colle, come è stato Napolitano, è molto favorevole. Lei pensa che Mattarella cercherà di fare argine?
Conosco Mattarella e penso che sia una persona perbene. La sua elezione sarebbe una buona premessa per il rispetto della Carta e per i valori che la fondano. Che possa davvero fare argine, dipende molto da quanto la politica si compatterà. Napolitano ha avuto tanto spazio perché sono stati i partiti, divisi e inerti, a darglielo: il capo dello Stato ha un peso inversamente proporzionale a quello dei soggetti politici. Tutto dipende da cosa sarà dello sciagurato patto del Nazareno.
@silviatruzzi1
da Il Fatto Quotidiano del 31 gennaio 2015
Modificato da Redazione Web il 31 gennaio 20015 alle ore 17.45