Nel deserto di San Siro, appena 4923 biglietti venduti, oltre ai 19mila abbonati, gli spettatori assistono solo agli errori e al calcio scolastico dei rossoneri. Menez e Zaccardo mettono al sicuro il risultato contro l'ultima in classifica, ma domenica prossima c'è la Juve a Torino
Non inganni il risultato, il Milan non è guarito né convalescente. I malanni dei rossoneri sono tutti lì se per debellare le resistenze del Parma c’è voluta oltre un’ora di agonia. Però il 3-1 confezionato dal solito Menez e rifinito da Zaccardo è un’aspirina buona, quanto meno, per abbassare la temperatura dell’ambiente e far rifiatare una squadra impaurita e incapace di azzannare l’avversario, che sia la Lazio come sabato scorso o l’ultima in classifica come in questo week end. Tastando il polso però la situazione non è cambiata: nel deserto di San Siro – appena 4923 biglietti venduti, oltre ai 19mila abbonati – il Milan vince (non succedeva dal 14 dicembre, contro il Napoli) tra i fischi del suo freddo pubblico e non convince in una partita con il motore al minimo.
All’andata, almeno, la partita si trasformò in una corrida con nove gol. I pochi intimi del Meazza, a lungo, si ‘godono’ invece solo errori e calcio scolastico. I rossoneri, tanto per cambiare, si affidano alle giocate di Cerci e Menez, che non a caso confezionano il raddoppio in apertura di secondo tempo. Per il resto piovono sbavature da centrocampo in su e disattenzioni difensive. Nella prima parte di gara è molto più pericoloso il derelitto Parma: i rossoneri sono capaci di trasformare in una valida avversaria una squadra che ha raccolto una vittoria e un pareggio nelle ultime dieci partite compresa la sconfitta ammazza-speranze salvezza contro il Cesena. Eppure bastano le accelerazioni di Cristian Rodriguez dalle parti di Zaccardo, scongelato per le tante assenze in difesa, e i tagli di Varela sul fronte opposto – dove il neoarrivato Bocchetti è spaesato – per creare scompiglio. Nocerino svirgola in avvio ma rimette in carreggiata i gialloblù su una sponda aerea dell’ex Atletico Madrid appena 7 minuti dopo il vantaggio di Menez, su rigore concesso per un tocco di braccio in area. Non sono sufficienti un colpo di testa di Destro a fil di traversa e la doppia occasione Alex-Rami in una sola azione a scaldare il pubblico che fischia sonoramente a metà gara dopo aver ringraziato Diego Lopez per un doppio intervento su Varela e Palladino, messo in condizione di ferire da un dribbling suicida di Rami a tre metri dalla porta.
La lentezza di Van Ginkel e Poli costringe il Milan a giocare spesso in orizzontale e quando dopo l’intervallo Inzaghi spedisce Essien in campo al posto del centrocampista olandese si ha la fotografia della qualità rossonera, resa ancor più evidente dal primo appoggio del nuovo entrato, semplice ma spedito in fallo laterale, e certificato una statistica silente: in questa stagione mai un giocatore entrato a partita in corso ha segnato. E fischi piovono anche a venti minuti dalla fine, nonostante il vantaggio, perché in campo entra Muntari per Destro. Il pubblico interpreta evidentemente la mossa come un segnale di paura, perché dopo il nuovo vantaggio il Parma aveva ricominciato a giocare come se nulla fosse accaduto. Tanto palleggio e baricentro alto, senza produrre però come nel primo tempo. Anzi, alla ricerca di un punticino di speranza, la squadra di Donadoni porgono il fianco alle ripartenze del Milan che ne approfitta con Zaccardo quando manca un quarto d’ora mettendo in ghiacciaia la prima vittoria del 2015, che se nulla di positivo ha lasciato sotto il profilo della crescita di un gruppo spaesato porta almeno tre punti in classifica, buoni per staccare l’Inter e respirare. Domenica prossima c’è la Juventus a Torino, senza Destro, ammonito e diffidato. Il Milan visto contro il Parma ha bisogno di un miracolo per iniziare una striscia positiva.