Il leader di Forza Italia presente alla cerimonia di insediamento del Capo dello Stato che definisce "una brava persona" e con "il dono della concisione". Ma se ne va senza salutarlo: "C'era sempre gente intorno"
“Mattarella? Non lo conosco personalmente, ma sembra una brava persona. Ha una bella immagine coi suoi capelli bianchi”. Silvio Berlusconi arriva nella sala dei corazzieri per assistere al discorso di insediamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e commenta così l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Un nome scelto all’unanimità dal Partito democratico di Matteo Renzi che nei giorni scorsi ha spaccato Forza Italia, con i “dissidenti” fittiani che chiedevano l’azzeramento dei vertici di partito.
Come annunciato alla vigilia dell’insediamento, il leader di Fi e pregiudicato, fresco di uno sconto di pena di 45 giorni, arriva al Colle, anche se non in ottima forma. Tant’è che ad alcuni parlamentari azzurri dice prima dell’inizio della cerimonia: “Ho una afasia assoluta, non posso parlare e non parlo. Non posso neanche respirare”. Poi prende posto di fianco al segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Con cui, scherza, “parlo solo di Milan“. Ma il leader del Carroccio non c’è. “Non sapevo di essere stato invitato e di avere un posto”, spiega dai microfoni di Radio Padania. E a quel punto, ad occupare il suo posto, ci pensa la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni ad occupare.
L’ex Cavaliere commenta poi il discorso di insediamento, che è stato “adeguato e rispettoso della Costituzione, proprio quello che noi ci aspettiamo da un Capo dello Stato” e precisa che il nuovo presidente ha “il dono della concisione, che non guasta”. Ma nonostante gli apprezzamenti al Capo dello Stato puntualizza ancora una volta che la scelta di votare scheda bianca e non Sergio Mattarella era “indiscutibile perché votata all’unanimità dai gruppi di Forza Italia“.
Nel corso di un veloce saluto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi presenta a Berlusconi il ministro Pier Carlo Padoan e il leader di Forza Italia scherza: “Speriamo non sia birichino come te”. “Il fatto è – replica Renzi – che io sono meno birichino di te”. Poco dopo il premier incrocia Gianni Letta e gli racconta l’episodio: “Nella classifica dei birichini c’è prima Padoan, poi Berlusconi e poi io”. A cerimonia conclusa il leader di Fi lascia il Quirinale senza salutare il neoletto presidente, perché “c’era sempre gente intorno”. Ma se ne va convinto “che presto potrò avere una udienza”.