L’amministrazione delle anime è materia di stretta spettanza dei parroci di campagna. Parimenti, il duopolio catechistico che vede contrapposti il Bene ed il Male si configura come roba da preti e non come categoria della scienza politica. Purtuttavia, i commenti giornalistici, nel frangente relativo all’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, hanno disvelato, volendo essere generosi, la vocazione all’apprendistato da sacrestano di autorevoli editorialisti.

Nel novero dei castigatori dei vizi italici, figurano, inoltre, nutrite pattuglie di zeloti fustiganti il peccato. Cantori irriducibili delle virtù del Capo dello Stato. Da premiare con le stigmate e con tanto di aureola. Ci si è così congedati dai rudimenti della “laica scrittura”, intesa come sguardo secolarizzato sul mondo. Il racconto di giornali e tv, insomma, è andato dipanandosi alla stregua di una bonifica di stampo vittoriano, volta a ricordare a noi italiani che, grazie al Pof. Mattarella, saremo impermeabili ad ogni turbamento che violi il granitico precetto cattolico dell’immacolatezza. Cose al cui cospetto, persino l’Apologetica di Eusebio di Cesarea o di Teodoreto di Cirro, sembrano bazzecole. Lo stesso Sant’Agostino, del resto, secondo von Harnack ,”costrinse la sua fede a ragionare”.

Il cattocomunismo, però, tracima ogni altra teologia. Gioca d’azzardo. Ad integrazione della teoria marxista della collettivizzazione dei mezzi di produzione, sancisce la collettivizzazione dei mezzi di produzione della Santità quirinalizia. Chi oserà più fornicare, commettere atti impuri, mangiare più del dovuto o cedere alla fascinazione del trasgredire, senza avvertire l’urgenza di pentimenti catartici? La signorina Ciccone, in arte Madonna ed eretica rock star, la cui condotta scenica fu stigmatizzata, nel ’90 da Mattarella, sarà costretta a sbaraccare dall’immaginario malandrino della maschietà italica?  La confisca dei piaceri è più vicina di quanto non si creda. Così come la colonizzazione delle anime impure, non propriamente addomesticabili dai gendarmi della Virtù di Stato. I prodromi dell’imminente moratoria, in molte rappresentazioni televisive dell’evento istituzionale “Mattarella Urbi et Orbi”. Solerti mezzibusti, in diretta, quali officianti della solenne liturgia, si sono incaricati di evangelizzare il pubblico attraverso la divulgazione di edulcorate biografie dell’uomo senza macchia che, dal Colle, eserciterà il ruolo di Superego della nazione, come da statuto freudiano. Un Magnificat da fare impallidire quello della Vergine Maria al Signore, nel Vangelo secondo Luca. La Madonna appare, come noto, a pastorelli o a generiche genìe contadine innocenti. Il presidente democristo, persino ai ragionieri. Potenza della tv.

Spettacolare riscatto serale dell’agonizzante ceto medio, imbrigliato, all’ora di cena, in contenziosi familiari perché non si muoia al cappio di bollette e cambiali time-out. All’improvviso, come d’incanto, il maxischermo diffonde, lungo il tinello comprato a rate, l’effluvio del Beato. La salvezza a portata di mano. Il cielo in una stanza. Intanto, anche per oggi non si vola. Nessuna svolta epocale in vista, al netto degli effetti speciali. D’altro canto, la rivoluzione, in Italia, è il soviet più la pensione. La pensione è il soviet senza la rivoluzione. Flaiano docet.

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