L'8 marzo l'ex Cav sarà libero dopo aver scontato la pena per una frode fiscale di 368 milioni di dollari. Il giudice di sorveglianza ha accettato la richiesta di sconto di 45 giorni. L'ex premier resta comunque incandidabile per via della legge Severino. Almeno fino a quando il governo Renzi non riproporrà il decreto “salva-Berlusconi”. Intanto va al Quirinale per l'insediamento di Mattarella
Fine pena: 8 marzo, festa della donna. Il giudice di sorveglianza Beatrice Crosti ha deciso di accettare la richiesta di sconto di pena avanzata dal condannato Silvio Berlusconi, 45 giorni in meno. Così l’ex presidente del Consiglio se la caverà con 168 ore passate, dal maggio 2014 al marzo 2015, tra i vecchietti dell’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Per una frode fiscale di 368 milioni di dollari, vuol dire poco più di 2 milioni di dollari l’ora. Conveniente.
LA CONDANNA per aver frodato il fisco con i bilanci Mediaset a proposito dei diritti tv riguarda, è vero, “solo” 7,3 milioni di euro, occultati nel 2002 e 2003. Ma altri 6,6 milioni riguardano il 2001 e sono stati cancellati dalla prescrizione. E in totale, scrivono i giudici nella sentenza, “le maggiorazioni di costo realizzate negli anni” dal sistema offshore Mediaset sono di almeno “368 milioni di dollari”. Berlusconi li sanerà passando, entro l’8 marzo, 42 venerdì alla Sacra Famiglia, quattro ore ogni volta, per un totale, appunto, di 168 ore. Dunque ogni ora avrà “lavato”, per la precisione, 2 milioni e 190mila dollari. Considerando invece soltanto i 7,3 milioni di euro scampati alla prescrizione, saranno poco più di 43mila euro all’ora.
La condanna definitiva dell’agosto 2013 era di quattro anni, ridotti a uno per effetto dell’indulto. La legge concede uno sconto di pena di 45 giorni ogni sei mesi scontati alle pene alternative. Berlusconi questo sconto lo ha chiesto, ma i magistrati dell’esecuzione penale gli hanno risposto che non se li meritava, visto il suo comportamento in questi mesi, in cui non ha smesso di attaccare i magistrati e di inveire contro la condanna. L’esecuzione è il dipartimento della procura che segue i condannati. A Milano è guidato dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, spostato lì d’imperio dal procuratore Edmondo Bruti Liberati dopo essere stato bersagliato dalle critiche e dagli esposti al Csm del suo aggiunto. Ma in questa vicenda, il conflitto Robledo-Bruti non c’entra nulla: l’assegnazione dei fascicoli ai magistrati del dipartimento è automatica e questo è toccato a Ferdinando Pomarici, uno dei magistrati più autorevoli della procura milanese, che ha steso il suo parere, negativo, e lo ha poi mandato al procuratore Bruti Liberati, che nulla ha osservatoe lo ha girato al Tribunale di sorveglianza. Questa volta non si è ripetuto ciò che era successo ai tempi della sentenza definitiva per Alessandro Sallusti, condannato per diffamazione: Pomarici, seguendo le norme fatte valere fino a quel momento, aveva disposto che Sallusti entrasse in carcere. Ma Bruti Liberati lo aveva contraddetto, imponendo una nuova interpretazione delle norme, che mandò il direttore del Giornale agli arresti domiciliari. In ogni caso la procura, dipartimento esecuzione penale, propone. Ma poi il Tribunale di Sorveglianza dispone. Nel caso di Berlusconi, i giudici di sorveglianza avevano disposto, subito dopo la condanna, di non mandarlo in cella né agli arresti domiciliari e di concedergli invece l’affidamento in prova ai servizi sociali. Gli avevano poi tirato le orecchie quando era andato a testimoniare al processo a carico di Valter Lavitola, a Napoli, dove aveva attaccato i giudici e mostrato di non accettare la sua condanna. Ma ora il Tribunale di Sorveglianza ha deciso di non dare troppo peso a quell’episodio e ha accettato la richiesta di sconto, anche sulla base delle relazioni positive dei carabinieri e dell’Uepe (l’Ufficio esecuzione penale esterna).
COSÌ L’8 MARZO la pena sarà scontata. Berlusconi tornerà un uomo libero. Niente più vincoli di orario né di residenza. Non sarà più obbligato a rientrare a casa ogni sera entro le 23, a risiedere ad Arcore, a non lasciare la Lombardia se non per recarsi a Roma – e solo dal martedì al giovedì. Resta comunque incandidabile, per via della legge Severino. Almeno fino a quando il governo Renzi non riproporrà il decreto “salva-Berlusconi” che azzeri la condanna.
Dopo l’8 marzo, basta mattine del venerdì passate alla Sacra Famiglia, a dimostrare la sua “attiva partecipazione all’opera di rieducazione”. Basta anche con il cuore della pena, cioè l’affidamento in prova ai servizi sociali: per Berlusconi, questo si è concretizzato in un’oretta passata ogni quindici giorni con Severina Panarello, l’efficientissimo direttore dell’Uepe di Milano, che qualche volta è andata anche di persona ad Arcore, a verificare il comportamento del suo “affidato” e a parlare con i suoi “famigliari” (soprattutto con Francesca Pascale). Se i conti si fanno con il tempo passato nella sede Uepe, allora sono 17 milioni di dollari “lavati” ogni ora ai servizi sociali. Un affarone.