L’articolo parla dei giacimenti nascosti per 700 milioni di tonnellate di petrolio. 700 milioni di petrolio? Da dove vengono queste stime? Chi le tira fuori? In quali giacimenti? Dove? Bah. Ad uno che legge cosi, 700 milioni pare veramente un sacco di petrolio. Magari siamo veramente l’Arabia Saudita e non lo sappiamo!
Ma … quanto è 700 milioni di tonnellate di petrolio? Una tonnellata sono circa 7 barili di petrolio. Ergo, 700 milioni di tonnellate sono 4900 milioni di barili. Ne consumiamo circa 1,5 milioni al giorno. Cioè circa 550 milioni all’anno. E quindi tutto il petrolio italico – nei vigneti del Montepulciano, nelle aree protette di Sardegna, nelle risaie del Piemonte, nei banchi di Pantelleria, nella laguna veneta, nei parchi della Basilicata, nelle zone terremotate dell’Emilia, e vicino alle nostre case, ai nostri campi, ai nostri polmoni – e se è tutto vero, si traducono nella bellezza di circa…9 anni di petrolio.
Questo appunto se le cifre sono quelle riportate sopra che non si sa da dove vengano e a cui io non credo poi più di tanto. Ma se anche fosse così, uno deve capire che nove anni non sono niente, a fronte dell’immane distruzione che ci lasceremo dietro seppure trivellassimo tutto e subito. Nove anni. E dopo? E tutto il resto che fine fa?
L’articolo parla delle ‘paure dei cittadini e dei politici timorosi che cavalcano le proteste pubbliche’. Musica per le mie orecchie. Era proprio questo l’obiettivo di questi anni. L’unico appunto è che no, non è paura, è consapevolezza, che sono due cose diverse, caro ignoto autore del Sole 24 Ore.
La paura è dell’ignoto, la paura è dell’ignoranza, la paura è della piccolezza. La consapevolezza è della logica, la consapevolezza è dell’informazione, la consapevolezza è dell’intelligenza. La prima è puerile, la seconda è adulta.
I terremoti, le malattie, la bruttura paesaggistica, i veleni, l’inquinamento di aria, acqua e democrazia, sono cose reali e non si possono più nascondere dietro articoletti rosa. Io sono ben felice di essere stata partecipe del movimento di opinone che ha fatto arrivare queste cose al grande pubblico, giorno dopo giorno. Quando ho iniziato, circa otto anni fa, la prima reazione alla parola petrolio era soldi. Adesso è maledizione.
E sulle motivazioni dei politici: sono secondarie in tutto questo, che lo facciano per voti o per convinzione personale non è importante. L’importante è che lo facciano, magari anche spronati dal nostro attivismo. Alla fine, quanta gente può starci dentro ad Assomineraria? Dentro a Confindustria? Siamo molti di più noi. E questo vale per tutto il nostro vivere civile. Occorre solo avere la voglia di partecipare e non con i forconi ma con la testa. L’ultima cosa che vorrei aggiungere è: in Italia quanti siti Unesco abbiamo? Quanti peculiarità gastro economiche ci sono? Quanti musei che nessuno conosce? Quante chiese rinascimentali, medievali, barocche? Quanto più da campare ci darebbero tutte queste cose qui, e con i polmoni sani, che non i nove miseri anni di buchi sparsi per lo stivale? Perché Il Sole 24 ore non si preoccupa di sfruttare queste risorse qui e sono ossessionati dal petrolio?
Forse perché non saranno loro a guadagnarci?