Lo ha deciso la Corte di appello di Atene: tra un mese sarebbero scaduti i 18 mesi di detenzione cautelare per l'intero gruppo parlamentare, agli arresti dal settembre 2013. Dovranno rispondere di associazione a delinquere, possesso di armi da fuoco, tentato omicidio. Il partito di estrema destra è la terza forza politica del Paese, dietro Syriza e Nea Dimokratia
A processo, con all’orizzonte una condanna a trent’anni di galera e con il rischio di una vicepresidenza del nuovo Parlamento di Atene: è il paradosso del partito greco di Alba dorata, il cui intero gruppo parlamentare è stato rinviato a giudizio assieme ad altri militanti, per un totale di 72 persone. Lo ha deciso la Corte di appello di Atene a maggioranza quasi assoluta, tranne un solo membro contrario. Fra trenta giorni sarebbero scaduti i 18 mesi di detenzione cautelare per i deputati che dovranno rispondere di associazione a delinquere, possesso di armi da fuoco, tentato omicidio. Il gruppo parlamentare, unico caso in Europa, è agli arresti dal settembre 2013 dopo l’omicidio del rapper di sinistra Pavlos Fyssas e dopo che venne arrestato anche il n.2 dei servizi greci accusato di complicità. Il pm aveva chiesto il processo per 85 imputati.
Il partito di estrema destra che alle recenti elezioni con il 6,8% ha confermato la terza posizione, dietro Syriza e Nea Dimokratia e che quindi avrebbe diritto ad una vicepresidenza della Camera, è balzato agli onori della cronaca un anno e mezzo fa quando con un blitz spettacolare condotto dalle teste di cuoio e da blindati della polizia, venne decapitato in pieno: i vertici infatti, tra cui il Presidente Nikos Mikalioliakos e in seguito anche il portavoce Ilias Kassidiaris, furono arrestati assieme a tutti gli altri deputati. Erano i giorni successivi all’omicidio del rapper Fyssas a cui dopo pochi giorni seguì la “replica” con due militanti di Alba dorata freddati dinanzi alla sede ateniese.
Sulle modalità dei due omicidi non è mai stata fatta completamente luce, come dimostrano le recenti intercettazioni telefoniche messe agli atti della procura nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale Greca, che tre settimane fa ha portato all’arresto di numerosi soggetti coinvolti a vario titolo in estorsioni, ricettazioni e tentati omicidi. In una di quelle conversazioni un componente della banda ammetteva di conoscere i veri responsabili dell’omicidio dei due crisiavghites. Inoltre dai primi rilievi degli inquirenti emerse subito che a sparare erano stati due professionisti, freddi e determinati a portare a termine il lavoro, escludendo quindi anarchici “killer improvvisati”. Alcuni investigatori però furono propensi a ritenere che l’agguato mortale fosse da ricondurre alla Setta rivoluzionaria, una compagine anarchica che era stata indicata come responsabile dell’omicidio dell’inchiestista Sokratis Giolias, il 30enne giornalista freddato dinanzi alla porta di casa nel dicembre del 2010 ufficialmente per i suoi post sul fenomeno anarchico nel Paese.
La giustizia greca dunque ha deciso dando seguito alle indagini che nel settembre 2013 portarono alla sostituzione anche del direttore dell’area comunicazione/intercettazioni dei servizi greci, accusato di complicità con il gruppo di estrema destra. In quei giorni la stampa greca diede conto della ricostruzione di un pentito di Alba dorata che rivelò al quotidiano Ethnos di 3000 agenti di Alba dorata pronti all’azione nel giro di pochi minuti: una struttura militare completa, confessò, con altrettanti squadroni embedded, commandos organizzati agli ordini di tre persone dell’organizzazione.
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