Il ministro delle Finanze di Atene ha chiesto alla Cancelliera di ispirarsi al ruolo svolto dagli Usa nel dopoguerra. E ha spiegato che per affrontare il problema del debito occorre guardarlo "con lo sguardo di un curatore fallimentare, cioè cercando di ridurlo". Ma Berlino non molla e giovedì chiederà a Tsipras di rinunciare alle promesse elettorali anti austerity
“Io immagino un piano–Merkel, sull’esempio del piano Marshall“. Parola del ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che ha evocato l’idea di un programma di interventi per la ripresa europea in un’intervista al settimanale Die Zeit in vista dell’incontro di giovedì con l’omologo tedesco Wolfgang Schaeuble. Parlando idealmente ai cittadini tedeschi terrorizzati dal rischio che la vittoria di Alexis Tsipras si traduca in costi aggiuntivi per le loro tasche, sotto forma di perdite sui prestiti concessi ad Atene, Varoufakis ha detto che se la Germania usasse “la sua forza per unire l’Europa”, “questa sarebbe una meravigliosa eredità della cancelliera tedesca”. E quando il giornalista ha ribattuto che Merkel ritiene di averlo già, un piano, ha replicato con la stessa scarsa diplomazia emersa durante il colloquio con il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: “Che piano è? Un’Europa nella quale noi riceviamo dei crediti che non potremo mai ripagare?”. Per poi ricordare che “gli Usa all’epoca hanno condonato la maggior parte dei debiti alla Germania”. Che fare, dunque? “Dovremmo guardare il problema con lo sguardo di un curatore fallimentare. E cosa fa un curatore fallimentare? Tenta di ridurre i debiti”.
Varoufakis: “I tedeschi pagheranno di più se il problema del debito non si risolve” – Dopo aver garantito che d’ora in poi la Grecia chiuderà sempre il bilancio in avanzo strutturale, il ministro ha ancora tentato di convincere quelli che oggi sono tra i maggiori oppositori di un allentamento delle condizioni imposte al Paese della troika (la cui stessa esistenza, peraltro, appare ormai in bilico): “La Germania è il Paese più potente dell’Europa. Credo che l’Ue trarrebbe beneficio se si sentisse egemone. Ma chi è egemone deve assumersi responsabilità per gli altri. Questa era l’impostazione degli Usa dopo la seconda guerra mondiale”. Per di più, se non fosse chiaro, i tedeschi, che “hanno già pagato molto”, “pagheranno ancora di più se non si risolve il problema del debito”. Peccato che il 66% dei connazionali della Merkel, stando ai risultati di un sondaggio dell’istituto Forsa, non voglia che l’Unione europea accetti un compromesso con il nuovo governo della Grecia. E che l’80% auspichi al contrario che Atene rispetti le condizioni del piano di salvataggio. Non solo: dal governo di Berlino continuano ad arrivare solo porte in faccia: Schaeuble, dopo aver riconosciuto che “i progressi fatti dalla Grecia sono andati oltre le aspettative, ha ribadito che “tutti i paesi dell’Eurozona devono rispettare le regole”.
Berlino chiede a Tsipras di rimangiarsi promesse elettorali – E Merkel, pur “rallegrandosi che domani ci sia un primo incontro diretto tra i nostri due governi” e chiedendo alla Grecia di dire “quali sono le sue proposte concrete”, non sembra voler cedere. Non ancora. I funzionari tedeschi, secondo quanto risulta da un documento il cui contenuto è stato rivelato dall’agenzia Reuters, nell’incontro di domani chiederanno al governo greco di fare marcia indietro sulle promesse anti austerità fatte in campagna elettorale, dall’aumento del salario minimo allo stop alle privatizzazioni alla riassunzione dei dipendenti pubblici licenziati. Per tornare alle politiche economiche concordate dal precedente esecutivo con i creditori internazionali. Gli ufficiali parleranno della risposta dell’Ue alle richieste di Atene di cancellare o ristrutturare il suo debito, di mettere fine ai tagli delle spese e di revocare alcune misure impopolari. Atene, si legge nel documento preparato a Berlino, non deve tornare indietro dai tagli e dalle riforme adottate per rafforzare le finanze del Paese e per ripristinare la fiducia dei mercati. Berlino vuole al contrario che Atene vada avanti con le misure di austerità, tra cui la sforbiciata al numero degli statali, la riforma delle pensioni e la vendita di porti e centrali elettriche. Solo in questo caso, si legge nel documento tedesco, “saremo pronti a intensificare ulteriormente la nostra cooperazione per stimolare la crescita e creare nuovi posti di lavoro”.
Il ministro delle Finanze punta su conversione del debito in “Varoufakis bond” – Sul fronte opposto Varoufakis, che mercoledì ha anche incontrato a Francoforte il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, ha già chiarito qual è la sua proposta per far fronte al problema: niente auto riduzione del dovuto, bensì conversione di due terzi degli oltre 300 miliardi complessivi che la Grecia deve agli altri membri dell’Eurozona, alla Bce e al Fondo monetario internazionale in due differenti bond a interessi di mercato, mentre la restituzioni del capitale partirebbe solo “quando si sarà riavviata una solida crescita”. In questo modo il Paese avrà l’ossigeno necessario per fare “profonde riforme interne per rendere la propria economia sostenibile“. Ma la Germania deve capire che “se noi diamo altri 300 euro all’anno a un pensionato che vive di 300 euro al mese” questo “non significa tornare indietro sulle riforme”.
“Il Paese è già in bancarotta dal 2010″ – In ogni caso, ha constatato l’economista, “io sono il ministro delle Finanze di un Paese in bancarotta“. Nel senso che la Grecia è di fatto fallita dal 2010, l’anno del declassamento del debito pubblico a “spazzatura” e del varo del piano di salvataggio. Quindi ora “c’è bisogno di misure eccezionali“. Concetto ribadito a Draghi: “Gli ho detto che il nostro governo è inconfutabilmente convinto che non ci potrà più essere in Grecia alcun ‘business as usual‘”, è stata la dichiarazione dopo il faccia a faccia. “Questo vale anche per il programma dell’Ue, che ha alimentato la crisi nel nostro Paese e ha provocato una grave crisi umanitaria“. Parole identiche a quelle usate da Tsipras durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi con Matteo Renzi. Varoufakis ha anche aggiunto che “la Bce dovrebbe sostenere le banche” elleniche, “in modo che noi con i nostri titoli di Stato di breve periodo possiamo sopravvivere” fino a “inizio giugno”, data che dovrebbe segnare la fine del periodo ponte chiesto dal governo Tsipras e la definitiva uscita del Paese dall’emergenza. Mercoledì mattina il Tesoro greco ha collocato titoli a 26 settimane per 812,5 milioni di euro. Il rendimento è passato dal 2,3 al 2,75 per cento e la domanda è crollata ai minimi da oltre otto anni. Anche se il tasso sui titoli decennali è sceso sotto il 10% per la prima volta dal giorno delle elezioni.
Riunione dell’Eurogruppo l’11 febbraio. Ma improbabili “grandi decisioni” – Mentre Varoufakis e Tsipras continuano il loro tour – il primo ministro sempre mercoledì ha incontrato a Bruxelles il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz e il numero uno del Consiglio Ue Donald Tusk e a Parigi il presidente Francois Hollande – fonti europee fanno sapere che una riunione straordinaria dell’Eurogruppo sulla Grecia potrebbe essere convocata per l’11 febbraio, in tempo per accordarsi sul da farsi prima del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo, in agenda il 12, e prima dell’Eurogruppo del 16 febbraio. Tuttavia, secondo le stesse fonti, i ministri delle Finanze dei Paesi dell’area euro non prenderanno “grandi decisioni”. Il neo premier, comunque, continua a ostentare ottimismo: “Siamo sulla strada giusta”, ha detto dopo aver visto Schulz. “Ovviamente non abbiamo ancora un accordo” sul programma europeo di assistenza finanziaria, che scade il 28 febbraio, “ma stiamo andando nella direzione giusta per raggiungere un accordo condiviso”.