La risposta di Amman alla barbara uccisione del pilota giordano Muath al-Kasaesbeh da parte dello Stato islamico è arrivata all’alba. Quando, per ritorsione, è stata giustiziata Sajida al-Rishawi, la donna irachena condannata per gli attentati del 2005 nella capitale del Paese. Ad annunciare l’esecuzione è stato un portavoce del governo di Re Abdallah, che aveva tentato senza risultati di trattare il suo rilascio in cambio della liberazione del pilota. Giustiziato anche un altro prigioniero, Ziad al-Karbouli, anche lui combattente di al Qaeda, che era nel braccio della morte dal 2008 per aver pianificano attacchi terroristici contro cittadini giordani in Iraq.
Al-Rishawi, condannata a morte per il suo ruolo nelle esplosioni del novembre 2005 in seguito alle quali morirono 60 persone, era stata appunto oggetto di una trattativa con i miliziani dell’Isis, ma i negoziati si erano poi interrotti, in mancanza di prove che al-Kasaesbeh fosse ancora vivo. Martedì la diffusione del drammatico video – risalente al 3 gennaio scorso – in cui l’uomo brucia vivo. Video che ilfattoquotidiano.it ha scelto di non pubblicare.
L’uccisione del pilota, caduto nelle mani dei militanti dell’Isis nel dicembre scorso quando il suo F-16 cadde vicino a Raqqa, in Siria (capitale di fatto del Califfato), ha suscitato forte sdegno in Giordania e unanime condanna da parte della comunità internazionale, inclusi le Nazioni Unite e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Che martedì ha incontrato Re Abdallah che si trovava in visita negli Usa.